LOS PINGUINOS!

PREPARATIVI.
La strada sarà lunga e probabilmente il tempo sarà inclemente.Le previsioni meteo a lungo termine (15 giorni), non sono mai molto attendibili ma nel caso lo fossero mi aspettano giornate di pioggia, freddo e neve.pinguinos_preparativi_003PINGUINOS PREPARATIVI 005PINGUINOS PREPARATIVI 001In solitaria le condizioni avverse si presentano in tutta la loro asperità, affrontarle in compagnia è psicologicamente meno impegnativo ma essere da soli significa essere padroni di se stessi e delle proprie azioni e, conseguenti o precedenti, decisioni.

Oltre 2.000 km mi attendono, tanta è la strada da casa a Valladolid, la situazione varierà con il variare del territorio, i Pirenei e l’Oceano Atlantico penso metteranno in campo i loro più rigidi climi ma la preparazione è stata accurata, l’attrezzatura è di prim’ordine ed assolutamente nuova: indumenti riscaldati Klan, stivali Dainese nuovi, di misura leggermente più grande del normale per consentire una miglior circolazione e coprenti fino a quasi sotto il ginocchio, gomme nuove e tassellate in grado di affrontare tratti di strada innevati.

Il tutto è stato provato e funziona egregiamente, soprattutto le gomme.

Memore di sfortunati accadimenti occorsi a causa di coperture non idonee a determinate performances ho provveduto ad un bel “collaudo” su percorso misto ( autostrada, strada normale ) con condizioni meteo avverse, ovverosia abbondantemente bagnate, il risultato è stato molto soddisfacente ma più d’ogni altra cosa mi ha dato la misura dei limiti miei e della moto, dove arriva la tecnologia deve arrivare anche il cervello ed i limiti ce li dobbiamo imporre non fare imporre.

Mancano i chiodi Best Grip ma sarà un acquisto dell’ultimo minuto, devo andare a Gandino (BG) per acquistarli e saranno l’asso nella manica nel caso le condizioni meteo dovessero tramutarsi da brutte in pessime, la neve potrebbe cadere ma potrebbe anche tramutarsi in ghiaccio, in questo caso un bel paio di gomme chiodate potrebbero essere un valido traghetto fino al più vicino, caldo ed ospitale hotel.

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Il resto è dotazione standard, non mancheranno la fidata tenda ed il sacco a pelo da montagna, nel dubbio meglio essere previdenti.

Timmy the Red mi ha fornito un opuscolo con l’ubicazione dei vari Hotel Etap ed una copia del suo libro da portare a Valladolid, i miei pinguini scalpitano e non vogliono più scendere dalla moto…..

Hasta pronto amigos!

 

06 GENNAIO: LA PARTENZA 

Apro la finestra ma alle 06,00 è ancora buio, non sento piovere ma mi pare di intravedere l’asfalto bagnato, nulla di strano se mi dovessi fare un bel viaggio sotto la pioggia.

Finalmente scendo e vedo che in effetti deve essere piovuto da poco, l’importante è che però abbia smesso.

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Carico a dovere il buon Varadero, imposto il navigatore e mi collego alla presa accendisigari con i cavi degli indumenti Klan, mi assale il timore che stia caricando troppo quel povero fusibile ma sentendo il dolce tepore che comincia a diffondersi mi passano i cattivi pensieri, 07,40: motori e si va, mi attendono un paio di migliaia di km ed onestamente l’incognita meteo mi rende un poco pensieroso, mi seccherebbe dovere dare forfait senza arrivare.

La strada è scorrevole, le gomme fanno il loro egregio dovere, spingo per capire se il peso extra mi provoca qualche sbandamento ma la moto va che è un piacere, come avesse le gomme normali, 140, 150, 160…stop più di così non serve e si rischia inutilmente.

Verso Cessalto vedo lampeggiare il led della presa accendisigari, ahi ahi ahi, infatti dopo poco si spegne definitivamente, mi fermo in area di servizio e constato che la mia idea era giusta: ho bruciato inesorabilmente il fusibile.

Rapido consulto con le mie cellule cerebrali, il tempo è variabile, potrebbe piovere o peggio da un momento all’altro, sono al freddo e senza navigatore ma qual è il problema??

Si procede all’antica: temperatura ambiente e cartina.

Nel sentire qualche brivido di freddo ed essendo conscio di tutto quel ben di Dio che ho addosso e che non posso utilizzare mi sembra di capire cosa prova un eunuco in un harem ben fornito!

La strada comunque vola sotto le ruote, al primo pit stop a Brescia l’addetto al distributore mi guarda come fossi un Visitor, si aspetta che da un momento all’altro tiri fuori la lingua biforcuta e me lo mangi, non si azzarda a fare commenti, la stazza, il colore del completo di  un terrificante nero incazzato e forse lo sguardo non proprio felice lo dissuadono dal proferire verbo.

Lo guardo, abbozzo un sorriso e gli dico “ Non tutti i matti stanno in manicomio”, a questo punto si rilassa ed annuisce con forza.

Spingo più che posso perché il freddo è pungente ed all’orizzonte mi pare di vedere il sole, così è, da Piacenza fino all’Appennino Ligure-Piemontese un bel sole riscalda non tanto il corpo quanto il cuore.

Un bel tratto freddo e di strada bagnata che induce alla prudenza e poi finalmente il Golfo di Genova!

Un sole splendente, un mare magnifico!

Dalla partenza fino a Savona non ho visto un solo motociclista ed infatti tutti gli occupanti delle vetture che superavo o mi superavano mi guardavano allibiti.

E’ ora di chiamare i Gatti Neri che stanno sicuramente goozzovigliando in quel di Aquileia, il President è pimpante ed il Ros mi dice che la mia tabella di marcia è perfetta, quella che è un po’ meno perfetta è la sua stima dei km, per raggiungere Narbonne secondo lui ci vogliono 790 km, io mi sono fermato in prossimità di Montpellier e ne ho fatto 947.….

Potrei fare una media più alta dei 100 che sto facendo ma i continui caselli francesi fanno perdere un sacco di tempo.

Incontro qualche biker ai pit stop, ogni gruppo fa strade diverse, mah….io penso di mantenere la mia rotta, comunque vedremo domani.

L’albergo è scelto a caso vista l’oscurità incombente e la temperatura che si sta abbassando, comunque non male, doccia bollente e cena in un ristorante a100 metri.

Qualità e prezzo soddisferebbero anche il President.

Per oggi basta, scaricate le foto, scritto il report.

07 GENNAIO: DALLA FRANCIA ALLA SPAGNAAprire la tenda della finestra e vedere buio pesto alle 06,30 ed un dito di brina sulle auto fa venir voglia di pensare ad altro, non certo a tirare fuori la moto dal garage e farsi una tirata di un migliaio di km, ma se i pazzi scatenati fossero tutti in terapia chi girerebbe d’inverno in moto?

Preparati i bagagli mi siedo per la colazione ed il televisore mi dice chiaramente che la strada che dovrò fare sarà deliziata da gelo, neve e magari anche un po’ di pioggia….sto meditando di variare l’itinerario ma poi penso che le decisioni prese sono quelle giuste, avrò pur pensato a questa evenienza quando ho pianificato il viaggio, altrimenti non avrei montato le gomme tassellate e non avrei i chiodi nel bauletto.

Ad ogni buon conto pare che il peggio arriverà nel pomeriggio quindi farò una bella corsa contro il tempo.

Albeggia tardi ma la luce del mattino si fa avanti alle 08,15 e forse anche qualche minuto dopo, la moto è sul cavalletto, bauletti montati, motore acceso, fa un freddino di tutto rispetto, penso parecchi gradi sottozero ma sui Pirenei penso sarà anche peggio.

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Per essere nuvolo è nuvolo ma appena lasciata Montpellier ed imboccate le prime salite ecco il primo scroscio, per fortuna è solo uno starnuto di San Pietro, ma questo avviso mi fa girare il polso sull’acceleratore, 160 fissi, se deve nevicare voglio essere il più vicino possibile alla meta!

Quando la temperatura è di parecchi gradi sotto lo zero viaggiare in moto ad oltre 150 all’ora fa percepire un tepore che consola, fortunatamente faccio un pit stop ogni 200 km e così ogni ora e mezza mi faccio una bevanda calda.

La strada è umida ma la moto sopporta bene la velocità, il carico si sente ma per il momento tutto funziona per il meglio, purtroppo anche qui hanno inventato l’autovelox e quindi bisogna stare con gli occhi aperti, la media è alta, circa 130 all’ora ma se inizia a piovere si abbasserà.

Ad un casello ritrovo due bikers che avevo incontrato ieri, ora sono in quattro, due chiacchiere veloci e poi via come un razzo, la neve è lì appesa e da un momento all’altro….

In un’altra stazione di servizio trovo ALTRI due bikers che sono fermi per una rottura ad una falsa maglia di un Dominator, hanno già mandato il terzo della compagnia a prendere il ricambio, due foto veloci ed interessanti e poi ripartenza lanciata.

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In prossimità della frontiera con la Spagna, a partire da 50 km  prima c’è una fila interminabile di autotreni, la gran parte con targa del Portogallo, la strada si fa stretta e gli scossoni dovuti allo spostamento d’aria consigliano una guida attenta e prudente.

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Arrivo al confine e si aprono i rubinetti, prima leggera poi sempre più forte, piove come speravo: bello forte, mi fermo ed indosso l’antipioggia anche se un po’ in ritardo, ma ora scende a secchi per cui …..

Pochi km ancora e mentre speravo di raggiungere nel tardo pomeriggio Burgos per essere poi a pochi km da Valladolid  ecco la neve, arriva improvvisa e violenta, non grandi fiocchi ma forte e tanta, la visiera si copre in continuazione, cerco di andare avanti ma poi una insegna con un bel letto mi fa pensare che ormai sono a 100 km da Burgos, non ha senso continuare a soffrire e rischiare, tra l’altro dove trovo un altro hotel a fianco dell’autostrada?

Freccia fuori e parcheggio davanti al ristorante, la pensione è a lato, apre una bella brasiliana sui 25, ben vestita e piena di freddo…..

La stanza c’è, il bagno è in comune ma che se ne frega, c’è pure il garage, meglio di così che si può volere.

Doccia calda e poi scarico le foto, un paio le mando a Diamante vuoi vedere che sa perché?

Pensierino della sera: vuoi vedere che ho fatto bene a montare le gomme tassellate?

08 GENNAIO: LA MARCIA VERSO LOS PINGUINOS(FALLITA!)

 

Prima di addormentarmi mi affaccio alla finestra e vedo la neve scendere come nei migliori film: tanta, grossa ed accompagnata da un vento impetuoso, neanche fossimo d’inverno sui Pirenei!

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Il pensiero di dover svernare qui non mi preoccupa, quello che mi fa rabbia è la possibilità che io non riesca a raggiungere Valladolid che ormai è ad uno sputo.

Alle 05,00 apro la tapparella: tutto bianco ma sembra non nevichi, ok alle 08,00 vedremo se il buon Flavio aveva ragione nel montarmi queste gomme, di certo con le stradali non avrei fatto grandi cose in questa situazione: Elefanten docet!

Come non detto, alle 07,00 scende che fa tenerezza a guardarla, aspettiamo che albeggi poi si vedrà.

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Negativo, credo proprio che la missione sia fallita, il tempo è infame, una continua bufera che limita la visibilità stando dietro ad un parabrezza, figuriamoci in moto!!!!

I prossimi giorni saranno anche peggio, va bene, fino a che la camera è disponibile….

Scendo al bar per una colazione spagnola, qui a Lapuebla sono pochi ma le ragazze sono tutte carine.

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Mentre sfogo la mia rabbia addentando un paio di panini con omelette, pancetta, formaggio e salsiccia e bevendo birra entrano avventori che quando sanno che sono in moto mi guardano come un povero demente e scuotono il capo, il commento più tenero è “Moto??????” e lo sguardo dice il resto.

Tutto questo mi fa andare su di giri, ho la responsabilità di essere italiano, ho le bandiere al vento e sto qui a guardare la neve che scende, non è possibile, quindi…..si montano i chiodi!

Avviso l’hotel a Valladolid che arriverò domani (scongiuri al massimo!!!)

Mi faccio aprire il garage e comincio a lavorare, un’oretta per chiodare l’anteriore ma il mio avvitatore soffre il freddo per cui devo fare a mano, poi arriva un baldo giovane che mi presta il suo ed allora la posteriore la chiodo in 20 minuti, nevica che è una bellezza ma senza mettermi la giacca salto a cavallo e vado a fare una corsetta di prova, piano, molto piano , mi fermo su una leggera salita e parto…molto bene, mordono che è una meraviglia, speriamo domani…se non ci sarà tormenta che impedisca di vedere ci provo, chi si astiene dalla lotta!!!!!!!!!!!!!!

Ora una bella doccetta, pomeriggio di relax, danze propiziatorie, cena e poi che il Dio dei pazzi mi conceda una mezza giornata di tregua, tanto mi serve per arrivare a Valladolid, per fare un 200 km ci vorranno un tre ore, ad ogni modo dita incrociate e via.

09 GENNAIO 

Ieri sera la TV spagnola ha dato notizie terrificanti riguardo la situazione sulle strade in tutta la Spagna, molte arterie importanti sono state chiuse e quella che da Burgos va a Valladolid è sommersa letteralmente dalla neve, centinaia di bikers diretti a Los Pinguinos sono bloccati più indietro di me ed il bello è che non si può nemmeno tornare a casa!

Mentre stavo cenando arrivava in continuazione gente uscita dall’autostrada impraticabile che cercava riparo per la notte, Dio ti ringrazio per non avermi messo nelle condizioni di partire, a quest’ora chissà dove e come sarei.

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Come previsto, la neve è aumentata, la leggera salita della rampa che porta all’autostrada rappresenta un ostacolo insormontabile per le auto, vedo gente che spinge disperatamente ma il fondo è ghiacciato e nessuno è passato ancora per cercare di pulire.

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Qui la vita non inizia prima delle 11,00 perché siamo in Spagna, perché fa giorno verso le 08,30 e perché va bene così.

Il bar apre alle 09,30 e le colazioni iniziano verso le 10,00 e sono sempre abbondanti: tortillas con omelette come antipasto….. arriva la Polizia Stradale, non mi sghignazzano in faccia quando gli dico che ho la moto pronta a partire, ma se non lo fanno è solo perché con le varie scritte Vagabondo e Gatti Neri mi avranno scambiato per un biker poco raccomandabile, e forse magari hanno anche ragione, incazzato come sono …..

Ad ogni modo facciamo amicizia, alla faccia della colazioncina, io credevo di aver esagerato ma in confronto a quello che mangiano e bevono loro io sono a dieta stretta, un paio di mega tortillas a testa con dentro di tutto e di più, due bicchieroni di vino tinto, e due carachillos che dovrebbero tenerli svegli per un turno di servizio nella neve di due giorni!!

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Io sono ansioso di capire di persona e quindi ordino un carachillo anch’io, è una specie di punch con caffè che se lo bevi prima di una gara e poi ti fanno l’antidoping ti cacciano a vita!

Nel frattempo il cielo si rifà nero nero ed inizia l’inevitabile nevicata, poi da nero diventa grigio e la nevicata si trasforma in bufera, se va avanti di questo passo chiedo la residenza a Puebla de Arganzon, pensione Pili e chiedo lavoro al RestBit, il ristorante che quotidianamente provvede al mio sostentamento con pasti frugali del tipo: ensalada illustrada, racion de pan, chuletòn a la brasa (600 gr.), vino de ano, veterano…

Poi solito stop dalla mia (ormai) amica brasilera per la solita strisciata di tarjeta de credito, 35 eurini che garantiscono a me ed alla fidata cavalcatura riparo dalle intemperie ed un letto caldo.

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Sto studiando la situazione meteo a cadenza oraria, la parte peggiore della perturbazione si sposta verso Valladolid, tant’è che il poliziotto mi ha detto “ Visto che sei arrivato fino qui perché non vai a Valladolid? Se sei fortunato, se le strade non sono chiuse, se non cadi, in non meno di dodici ore sei là” …………azzzz…io in dodici ore di solito ci faccio più di mille km ed ora forse ne farei meno di 200, capita l’antifona? Sono arrivato fino qui per farmi sfottere dalla stradale, ma abbiamo fatto amicizia quindi gli è permesso.

Comunque domani dovrebbe peggiorare ulteriormente verso Valladolid e migliorare verso San Sebastiàn e la frontiera francese, per cui forse tenterò la manovra di rientro, dovrei trovare nevischio e pioggia ma con le gomme chiodate posso rischiare, quello che è sicuro che  terrò i chiodi fino a quando entro nel garage di casa!

Chiederò ufficialmente la toppa dei Pinguinos, e se non me la danno l’anno prossimo ci riprovo, partirò due giorni prima ma arriverò a Valladolid, porterò le bandiere Italiana e dei Gatti Neri davanti al Municipio!

Nel frattempo sventolano comunque fiere ed orgogliose nella distesa innevata di questi Pirenei!

 

10 GENNAIO

 

Innanzi tutto grazie al mio Angelo custode che mi è stato seduto dietro da Puebla a Lunel senza mai lamentarsi del freddo.

In secondo luogo Dio benedica i chiodi della Bestgrip.

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Alle 05.00 sono sveglio ma non ho il  coraggio di guardare fuori, comunque penso a quei quattro colleghi bikers francesi, bloccati come me da due giorni, che stavano nell’hotel a 50 metri da me e non ci siamo mai visti, proprio belle condizioni meteo….comunque hanno moto stradali e per loro comunque la vedo dura anche se l’autostrada a detta della Stradale è perfettamente “limpia”.

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Finalmente alle 08,15 albeggia, il responso è meraviglioso: non solo non nevica ma c’è un cielo stupendamente terso!

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I bagagli sono pronti ma devo aspettare un po’, qui se li svegli prima delle otto ti sparano, approfitto per fare una ricognizione dell’asfalto, meno 9 la temperatura e la strada è un bel lastrone di ghiaccio…in cuor mio penso ai chiodi che ho messo e spero che sia arrosto e non fumo, ho provato il Varadero con i chiodi ma ora ci devo caricare un bel po’ di peso in più,speriamo in bene.

09,00 prima innestata e partenza, prudentemente piedi a terra , la salita si fa minacciosa ma ancora peggio la discesa, è talmente lucido che ci si potrebbe radere, il mio orgoglio aumenta, i chiodi tengono eccome se tengono, va bene che vado piano ma sento che mordono il ghiaccio e la moto non fa una piega, poi “solo” 5 km e poi l’autopista limpia.

Probabilmente l’agente della stradale ha una vaga idea di cosa significhi “limpia”…appena imbocco la corsia di marcia mi si arrizzano i capelli, corsia di emergenza completamente ricoperta da un bello spessore di ghiaccio come quella di sorpasso, quella di marcia lascia intravedere due piccoli e discontinui sentierini che spesso spariscono sotto uno strato di ghiaccio.

Ormai siamo in ballo, indietro non si torna, è il momento di vedere quanto valgano in termini di grip i pneumatici tassellati e chiodati, non provo nemmeno a tastare il freno ma aumento la velocità molto gradatamente, 40, 50, 60…..ragazzi come essere inchiodati sul ghiaccio, mi bacerei la fronte da solo!

Arrivo all’altezza di Vitoria, il posto più colpito di questa zona dalla perturbazione, meno 15, la condensa dell’alito si ghiaccia immediatamente all’interno della visiera quindi su e via, gli occhi devono stare ben piantati sul ghiaccio per vedere eventuali cunette, anche se sto acquisendo fiducia e quindi sono un po’ meno teso, ghiacciati entrambi gli specchietti per non parlare del cupolino, penso che se dovessi dargli un colpetto finirebbe in frantumi.

Macchine fuori strada a lato della carreggiata, in un’area di servizio molte decine di autotreni bloccati ed auto della stradale che li tengono fermi, quando passo mi guardano in un modo….

Il tutto per una sessantina di km per circa un’ora e dieci, poi salendo verso casa di Antonio comincia a scendere qualche po’ di nevischio ma è solo quello trasportato dal vento dalle montagne vicine.

Poi inizia la pioggia, grande sollievo!

L’andatura si attesta sui 100 – 110, non mi fido più di tanto, i chiodi si sono comportati egregiamente sul ghiaccio ma non voglio sperimentare perdite di aderenza ora che il peggio dovrebbe essere passato.

Bene ho fatto a dire dovrebbe, avvicinandomi a Tolosa vedo sempre più numerose le macchine cariche di neve, entro in un’area di servizio ed il piazzale è completamente ghiacciato…Bestgrip se fossi una bella donna ti bacerei!

Comunque i km aumentano, il freddo pure ma l’obiettivo ora è di fare gli stessi km dell’andata e di andare a dormire nello stesso albergo a Lunel dopo Montpellier, e quindi si va avanti, il conta km segna sempre più spesso 130… dopo dieci ore di viaggio finalmente arrivo, ci ho messo due ore in più dell’andata, non male in considerazione dei vari handicap.

Doccia chilometrica, cena da monsieur con Pastis e Cognac, poi report.

A domani ed a Dio piacendo prima delle diciotto a casa!

11 GENNAIO: IL RIENTRO

Come al solito non serve la sveglia, alle 05,00 gli occhi si aprono ma è buio pesto ed il freddo al di fuori lo si può avvertire solo guardando il cortile coperto di neve e ghiaccio.

La colazione è fissata per le 07,30 ma per quell’ora i bagagli sono fatti, la moto è fuori dal garage con il motore caldo e pronta all’ultimo balzo.

Vestizione definitiva e si parte, sono le 08,00 in punto.

Il traffico è pesante ed è ancora buio, occhi sui retrovisori ed andatura allegra compatibilmente con le gomme fredde ed i chiodi che mordono l’asfalto.

Tutto attorno neve e ghiaccio, certo che questo inverno aspettava proprio me per scatenarsi…la strada comunque scorre veloce, dopo Nimes una piccola distrazione mi costa un rientro ed una perdita di una trentina di km, poco male, si aumenta l’andatura, voglio proprio vedere come rispondono i chiodi ad una sollecitazione maggiore, mi impongo di non scendere sotto i 130 e di non andare oltre i 140, tutto bene anche se evito di piegare e rallento nelle curve impegnative.

Il freddo è intenso ma i km si accumulano e questo è importante.

Finalmente vedo il mare e di conseguenza la temperatura si fa piacevole, da sottozero siamo a più dodici, decisamente piacevole, anche il cielo è terso ed un bel sole scalda tutto attorno, me compreso.

Alla barriera di Cannes mi fermo, come al solito per riporre la carta di credito usata per pagare il pedaggio, mi si affiancano due colleghi bikers su due GS 1200 e mi chiedono se sono riuscito ad arrivare a Valladolid, alla mia risposta negativa hanno come un sospiro di sollievo, anche loro fanno parte di quella schiera di motociclisti che sono stati fermati molto prima di me in termini di km, anche loro hanno aspettato invano di poter riprendere la strada ma hanno dovuto rinunciare.

Finalmente in Italia!

Imbocco l’autostrada che da Ventimiglia mi porterà a Genova e poi su verso Ovada, Tortona, Piacenza, Brescia, Venezia, PRECENICCO.

Le gallerie sono tante ed i viadotti subito al di fuori possono essere insidiosi per le improvvise raffiche di vento, come al solito occhio alle punte degli alberi ed al fumo che esce da qualche camino.

Le curve molto impegnative mi fanno stare molto attento, il peso si fa sentire e non vorrei chiudere in malo modo, sull’Appennino ha nevicato e fa freddo ma in confronto ai meno 15 di ieri sembra di stare in primavera.

Arrivato a Tortona, complice la strada rettilinea, decido di sfruttare al massimo le potenzialità delle gomme corazzate, 150 fisso, voglio arrivare a casa prima delle 18,00!

Allo svincolo per Venezia all’altezza di Brescia mi fermo per l’ultimo rifornimento ad una stazione di servizio Tamoil, le addette sono tutte femmine ed anche discretamente carine, imbacuccate come sono per il freddo non si possono apprezzare in pieno….una in particolare è colpita dal mio “insieme”, mi chiede informazioni, è piacevolmente sorpresa e quando le dico che sto tornando dalla Spagna ha uno sguardo di ammirazione e nello stesso tempo d’invidia, ah …se avessi più tempo….

Riprendo la corsa, il traffico si fa intenso, una leggera foschia scende e dispensa umidità tutto attorno, solo questo ci mancava.

Non faccio il passante, è troppo lungo, a quest’ora Mestre non è intasata e faccio prima.

17,40 sono in officina a Palazzolo, scarico la fidata cavalcatura mentre aspetto la consorte che venga a recuperarmi, domattina dovrò darmi da fare con idropulitrice ed una buona dose di olio di gomito, poi un sacrosanto supertagliando e le gomme normali.

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PINGU 10 RIENTR

L’avventura è finita, tutto bene, la prossima sarà ancora più tosta.

CONSIDERAZIONI FINALI

 

Una meditazione a fine avventura si impone.

Innanzi tutto una premessa è indispensabile: io sono un amante non della moto ma del viaggiare in moto.

Trovo la massima soddisfazione quando a cavallo del mio mezzo macino km e km, mi guardo attorno, mi sento libero e soprattutto mi sento appagato da quello che sto facendo.

Per me non esiste una stagione della moto, non esiste spirito di emulazione verso quel motociclista o quell’altro, esisto solo io ed il piacere che provo nel fare quello che sto facendo, non devo misurarmi con nessuno, non devo dare dimostrazioni a nessuno, rispetto tutti i motociclisti, educati e civili naturalmente, qualsiasi mezzo abbiano e qualsiasi modo di pensare sia loro proprio.

Premesso quanto sopra esaminiamo lo svolgimento di questa avventura.

Porsi delle mete è prerogativa di ogni essere umano ma le mete non sono tutte allo stesso modo importanti.

Ci sono mete per le quali uomini hanno sacrificato la vita e sono quelle che si fissano per altissimi ideali e per le quali si è disposti anche all’estremo sacrificio, la storia è piena di gigantesche figure che in nome di un ideale hanno subito il sacrificio per raggiungere la meta prefissata.

Poi ci sono le mete comuni proprie dei nostri tempi e di quasi tutti noi: la carriera, lo stipendio, la casa, il matrimonio, I figli, queste sono quelle che ci costringono molto spesso a sacrifici notevoli e volontari ma che ci danno molto spesso soddisfazioni che ci consentono di continuare sulla nostra strada.

Per ultime, ma non meno importanti, le mete che io definisco “voluttuarie”, quelle cioè che a noi sembrano importanti ma che di fatto sono superficiali e sicuramente non indispensabili.

I beni frutto della tecnologia quali tv a cristalli liquidi, telefonini dell’ultima generazione, biciclette, moto, camper, auto non indispensabili ma frutto di voglie e capricci, viaggi, donne, gioco….potrei continuare all’infinito.

Ognuno di noi ha, fortunatamente, desideri di questo genere che si trasformano in mete da raggiungere ma che a volte sfuggono di mano e diventano non mete ma ossessioni.

La mia meta voluttuaria era andare in moto, da solo, d’inverno, in Spagna in occasione di un noto raduno nella città di Valladolid.

Il piacere non risiede nel raggiungere la località ma nel raggiungere “la meta”, il viaggio è la meta, la località è un’altra cosa.

Il piacere è molteplice, la programmazione, lo studio degli itinerari, l’approntamento del mezzo, la ricerca di tutti quegli strumenti che possano consentire di viaggiare senza inconvenienti.

L’appagamento è il rientro con il proprio io pienamente soddisfatto, l’orgoglio di aver compiuto “l’impresa”!

E tale non sarebbe se non si fossero incontrate e superate difficoltà, nessun ricordo duraturo di un viaggio comodo e tranquillo, piano piano si affievolisce per sparire per sempre.

Chi attraversava l’Oceano in piroscafo agli inizi del ventesimo secolo per recarsi negli Stati Uniti probabilmente conservava il ricordo di una piacevole traversata per qualche mese, forse per qualche anno, I superstiti del Titanic lo hanno sicuramente conservato indelebilmente fino alla fine dei loro giorni.

Ecco perchè un viaggio deve presentare qualche difficoltà per essere ricordato, a maggior ragione se il viaggio è in moto, in solitaria e nel periodo meno propizio per effettuarlo, con condizioni meteo che è facile presagire non saranno ideali.

Certamente capitare in una perturbazione che ha messo in ginocchio l’Europa e non solo, impedendo di fatto le principali comunicazioni stradali, ferroviarie, marittime ed aeree è chiedere troppo ma a me è capitato, non dimenticherò il raduno de Los Pinguinos 2010, in termini di km me ne mancano circa 200 alla meta geografica ma io la mia meta l’ho raggiunta e ne sono orgoglioso.

 

PER GLI AMANTI DEI NUMERI E DELLE STATISTICHE

 

Partito il 06 mattina alle 08,30

Arrivato a Lunel (vicino Montpellier) nel tardo pomeriggio, km percorsi 947

Partito da Lunel il 07 mattina alle 08,30, fermato per tormenta di neve a Puebla de Arganzon (circa 180 km da Valladolid) nel pomeriggio, km percorsi 719

Ripartito da Puebla il 10 mattina alle ore 09,00 arrivato a Lunel nel tardo pomeriggio, km percorsi 742

Ripartito da Lunel l’11 mattina alle 08,00 arrivato a casa alle ore 17,40, km percorsi 982

 

TOTALE KM PERCORSI: 3.390

 

Speso per pernotti e garage: 332,00 (compresi 113 di mancata presentazione all’Hotel Topacio in Valladolid)

Speso per carburante: 230,00

Speso per cibo: 140,00

Speso per autostrada: 214,00

Pneumatici tassellati: 210,00

Chiodi: 60,00 (installati 210 e recuperati 173 di cui il 5% inutilizzabile)

Varie: 50,00

 

TOTALE SPESE: 904,00

 

Al rientro ricovero della moto in officina per manutenzione, cambio catena, corona e pignone (ma per normale usura da percorrenza di 34.000 km).

 

 

LA SUBACQUEA IN SICUREZZA.

Quasi tutti abbiamo iniziato ad andare in bicicletta da piccoli, la mano amorosa di un genitore o di un nonno ci ha sorretto nei primi goffi tentativi, ci ha evitato rovinose cadute, ha creato la fiducia in noi stessi così da consentirci di lanciarci nel mondo delle due ruote senza le iniziali paure.
Col passare degli anni siamo diventati degli utilizzatori del mezzo e siamo in grado di percorrere la strada normale senza paure od incidenti.
Il comune senso della prudenza ci aiuta ad evitare spiacevoli inconveniennti che possono causare anche gravi conseguenze, le nozioni apprese sono il bagaglio indispensabile, la prudenza il salvacondotto.
La subacquea non è più rischiosa del ciclismo, l’apprendimento di poche regole fondamentali, la prudenza, l’attrezzatura in ordine come i freni della bicicletta, ma soprattutto una seria preparazione di base che, come la mano che ci sorreggeva da bimbi ai prim goffi tentativi su due ruote, ci conduca passo passo verso una sicura pratica di immersione, sono requisiti indispensabili per formare un subacqueo conscio di quello che sta facendo, dei propri limiti e dei rischi da evitare.
Negli ultimi anni abbiamo constatato il nascere e moltiplicarsi di Didattiche specializzate nell’insegnamento delle varie attività subacquee, tutte valide e tutte dispensatrici di regole e nozioni serie e inconfutabili.
La scelta tra l’una e l’altra è dettata il più delle volte dall’effetto trascinamento, l’amico ha conseguito il brevetto con una Didattica e di conseguenza “trascina” nella stessa direzione.
Credo che nessuno possa esprimere giudizi di merito sulla validità di un insegnamento piuttosto che un altro, naturalmente in merito al bagaglio di nozioni che dovrebbero essere fornite agli allievi.
Il distinguo può e dovrebbe essere d’obbligo invece nei confronti degli Istruttori, in questo caso molto spesso si nota la differenza sia in termini di preparazione finale degli allievi sia in termini di capacità.
L’iter formativo non lascerebbe spazio a personalismi esasperati, le lezioni teoriche devono dare una base conoscitiva delle principali problematiche e dei metodi, le lezioni pratiche devono formare il neo subacqueo al punto di potergli garantire la tranquillità nell’affrontare da solo, una volta reciso il cordone ombelicale dell’istruttore, l’immersione con il proprio compagno.
Purtroppo sempre più spesso si sentono subacquei riferire di tempi di corso risibili ed inammissibili, di costi irrisori e per contro di acquisti di attrezzature a volte eccessivamente costose o sovradimensionate rispetto alle esigenze di un subacqueo di primo livello.
La responsabilità dell’Istruttore in questo caso è enorme, tutti noi ricordiamo quella figura che ci ha accompagnato la prima volta sott’acqua, avevamo in lui una fiducia smisurata, uno spirito di emulazione senza limiti.
Il minimo particolare nella sua vestizione veniva spiato, rubato con gli occhi ed alla prima occasione copiato, il coltello posizionato in una certa maniera, lo snorkel fissato in modo diverso dal “solito”, quei moschettoni così intriganti perchè conferivano un’aria da macho rotto a tutte le esperienze di esploratore e così via dicendo.
I nostri risparmi, molto spesso di nascosto dalla moglie, venivano gelosamente accantonati per l’acquisto di quell’oggetto che era indispensabile solo perchè lo aveva “LUI”, il nostro Dio nonché Istruttore.
Molti poi abbandonano, altri restano e percorrono altre vie, pochi diventano operatori subacquei professionisti, i restanti scelgono strade diverse: foto, speleo, archeo, esplorazioni, multimiscele….
Resta un problema, troppo spesso qualcuno si fa male e quando questo accade si scopre che è mancata la mano amorevole, che si è stati spinti sulle due ruote da soli troppo presto, è mancata la necessaria preparazione, è mancato il tempo fisiologico per affrontare senza traumi e pericoli il taglio del cordone ombelicale.

NORD KAPP!

27 GIUGNO 2009 

Salve Gatti Neri!!!!

Innanzi tutto una premessa: preparando il viaggio in solitaria, tra le altre cose, mi sono premurato di vedere i vari Meteo, per la giornata di oggi in Austria, Germania ed eventualmente Danimarca: BEL TEMPO.

Stamattina mi affaccio, pronto a partire e….sorpresa: piove!

In considerazione che il biker non è idrosolubile, che dei due adagio “Il buon giorno si vede dal mattino” e “Partenza bagnata viaggio fortunato” è opportuno scegliere senz’altro il secondo, non ho neppure indossato l’antipioggia.

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Partenza puntuale, 07.00, e piove….

Arrivo ad Ud e pioviggina, arrivo a Gemona e tra gli squarci delle nuvole si intravede un bel sole, le montagne si stanno scrollando di dosso l’umidità notturna facendo innalzare nuvole bianche.

La strada però è bagnata e quindi prudenza, gomme nuovissime e peso del trasporto eccezionale (a spanne sui 500 kg tutto incluso) impongono attenzione.

Tauri, si comincia a sentire il freddo, il tunnel è sempre un piacevole intermezzo con il suo tepore dovuto agli scarichi.

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Procedo con gli occhi al cielo ed ai parabrezza delle macchine che incrocio, si fa sempre più minaccioso, al pit stop mi decido ed indosso l’antipioggia…da quel momento ha sempre diluviato!

Traffico intenso, code in prossimità dei grossi centri, pioggia battente mi limitano assai.

Avevo programmato 12 ore di moto per percorrere 1.200 km così da arrivare in serata a Rostock e traghettare domattina di buon’ora, invece dopo 11 ore di guida ho percorso solo 950 km.

Mi fermo, il Red Ghost che siede sul sellino posteriore mi suggerisce di stoppare in prossimità di un centro commerciale dove si intravedono le insegne di diversi hotel. Vado a naso e ci azzecco: Hotel Bavaria a Brehna, dopo Leipzig ed a circa 150 km da Berlino, doccia stratosferica, cena e collegamento Internet, ma che volete di più dalla vita?

Domani il meteo dice sole ma mi scappa già da ridere.

Per gli amanti delle statistiche: 52 litri di carburante ma domattina devo fare il pieno, vignetta per due mesi 11,10, tunnel 9,50 autostrada S. Giorgio – Tarvisio 7,50

 

28 GIUGNO 2009

Eccomi in Svezia!

Beh, non male per essere partito ieri mattina da Precenicco.

Sono a 2.150 km da Nordkapp e se il tempo ed i lavori in corso sulle strade mi sono propizi mercoledì sarò nel piazzale!

Stamattina il tempo si presentava molto male, cielo grigio che si faceva sempre più plumbeo e carico di pioggia man mano che mi avvicinavo a Rostock, fortunatamente l’antipioggia e servito esclusivamente da antivento.

Il tratto fino a Rostock è libero da divieti o limiti di velocità quindi sono riuscito a percorrere 350 km in tre ore nonostante gli innumerevoli cantieri di lavoro, cosa comune anche in Danimarca ed in Svezia.

Tutti ligi ed osservanti dei limiti, tranne qualcuno non di pura razza ariana, naturalmente mi accodo a questi esseri impuri e di bassa casta ed aumento anche la mia andatura.

Ticket prima della città e poi una volta arrivato a Rostock il navigatore impazzisce, mi porta in centro e mi fa fare ben tre giri attorno alla caserma dellaPolizia(????), lo spengo e raggiungo lo scalo Ferrries alla vecchia maniera.

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Mentre aspetto l’imbarco (perderò ben 5 ore tra attesa e traghettata) penso a tutti gli impianti eolici che ci sono da queste parti,li ho visti parecchie volte ma ogni volta mi colpiscono, sono maestosi e soprattutto di un silenzio innaturale, macchinari imponenti che trasformano l’energia del vento in energia elettrica senza fare rumore, senza fare fumo, senza disturbare.

Le grandi eliche girano paciose ma possenti e nulla può fermarle.

A volte guardando in lontananza quegli enormi steli nella campagna mi fanno pensare ad una flotta di macchinari alieni scesi sulla terra da chissà quale pianeta lontano….si vabbè, state tranquilli non ho né fumato né bevuto, sono solo i risultati di ore e ore di viaggio in solitaria.

Attraverso la Danimarca di corsa, sono un paio di centinaia di km ed al primo pit stop mi tolgo l’antipioggia: FINALMENTE IL SOLE!!!

Alle 20,00 sono a 2.150 km dalla meta e quindi decido di fermarmi.

Hotel, doccia calda, cena ed eccomi qui.

Quando stai più di dieci ore filate in moto non hai voglia di metterti a cucinare quindi anche per stasera dissipiamo i fondi familiari!

Domani partirò come al solito alle 07,00 e se il tempo tiene stavolta più di mille km non me li toglie nessuno, altrettanto martedì e quindi mercoledì mi sodomizzo il globo metallico!

 

29 GIUGNO 2009.

 

Detto e fatto!

1.000 erano in programma e mille ho fatto. Sono ormai a soli 1.250 dalla meta, spero domani di farne altri 1.000 così mercoledì mattina, secondo tabella dovrei atterrare nel piazzale di Capo Nord.

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Stamani partenza alle 07,00 come da copione, la giornata è splendida, neanche una nuvola e nemmeno vento, condizioni ideali

Al primo pit stop perdo un’oretta per trovare da cambiare euro in corone svedesi, purtroppo qui il cambio lo fanno solo in banca, non negli hotel, non nelle aree di servizio, quindi attendere l’apertura della banca alle 10,00, poi una ventina di minuti in farmacia per un tubetto di collirio, tutte queste svedesone mi hanno fatto arrossare….gli occhi!

Si riparte, i limiti sono da rispettare ma ogni tanto ci provo, quando meno te lo aspetti eccola!

La telecamera infame, comunque proseguo imperterrito.

Devo dire che da quando sono partito da Precenicco ho visto una sola pattuglia di Polizia, in Germania, mentre controllavano un autotreno, altrimenti nemmeno l’ombra!

Qui ne ho viste due più un motociclista ma nei paesi, sull’autostrada nessuno.

Tra l’altro nei paesi ci sono fior fiore di telecamere ed appena superi..ecco la pattuglia e qui non perdonano.

Comunque si viaggia bene e scorrevolmente, purtroppo un sacco di animali selvatici morti investiti: tassi, volpi, lepri, scoiattoli, gatti selvatici ed anche uccelli: molti corvi, un fagiano ed uno strano esemplare (*) di cui vi dirò in fondo.

Lunga attraversata di Copenaghen a causa del traffico intenso e lavori in corso, poi si riprende, ad un tratto iniziano i cartelli di pericolo per le renne, una moltitudine di autotreni sfoggia robusti bull bars ed anche i furgoni, questo, unito all’esperienza del Red fa tenere su le antenne, attenzione ai massimi livelli ed occhi a scrutare avanti sul ciglio della strada e nei cespugli per rilevare ogni possibile movimento riconducibile alla presenza di questi animali, fortunatamente ho il Red Ghost sul sedile posteriore che guarda a sinistra così io devo concentrarmi solo sul lato destro.

Fortunatamente nessuna sorpresa.

Ogni 200 km faccio un pit stop per rifornimento e lasciar riposare la superficie d’appoggio….a tal proposito spesso i cartelli indicanti la stazione di servizio in autostrada ti fanno uscire ma la stazione e a qualche km di distanza nel primo paese….

Arrivato a 1.000 penso che sia ora di fermarmi e visto che c’è un bell’albergo sulla sinistra …accosto e via!

Niente Internet così mando un SMS al President, però poi mi ricordo di avere la chiavetta ed ecco fatto, anche stasera report.

Allora, dati tecnici: oggi 73 litri, niente spese per ponti, tunnel o traghetti.

(*) Uccello di origine strana: mi sembrava una cosa strana e mi sono fermato, ho chiesto ad un indigeno di passaggio e mi ha detto che qui è rarissimo e lo chiamano “Patulhen”, allora veloce richiesta via Internet ai maggiori esperti di avifauna ed ecco la risposta: “Trattasi di esemplare rarissimo di Renatus avis vulgaris, sfornito di ali e piume, corpo completamente glabro, vola non per sostentamento ma per energia cinetica.

È ritenuto praticamente estinto, la sua collocazione era nel Sud Europa, precisamente nel Nord Est dell’Italia, in località Aquileia.

È ermafrodita, non nidifica ma tende a sfruttare i nidi altrui, per questa ragione è estinto, non riesce più a mangiare, quindi NON BECCA PIU’, avvizzisce, diventa giallo, casca e muore!!!!

Ma guarda tu cosa si impara girando il mondo….

Ultima considerazione: da quando ho lasciato l’Italia ho visto ben quattro, dico quattro targhe italiane: due in Germania in prossimità di Berlino (una S.W. ed un camion) e due in Svezia (un Defender ed un camper), ragazzi ma italiani all’estero non ce ne vanno più???

Messaggio per il Nostro Sommo ed Amatissimo Super President: per fortuna sei rientrato, stavamo per avere le prime crisi da astinenza, comunque poiché hai palesato l’idea di farti un bel giro fino a Nordkapp quando andrai in pensione, vedi di cominciare a riempire un grosso salvadanaio perché qui solo di carburante ce ne va un mezzo ettolitro al giorno!

Mandi frus.

 

 

30  GIUGNO 2009.

 

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Giusto per essere preciso, ieri volevo seguire la vocina del Red Ghost che mi suggeriva di entrare in un Camping e provare l’ebbrezza della casetta, detto fatto con lo sguardo cercavo il primo disponibile, ma voi sapete come si scrive in Svedese “ingresso”?

Bene ve lo dico io, si scrive “INFART”, ora voi entrereste in un posto a dormire dove all’ingresso c’è scritto “ Infart Camping”?

Io sono andato in albergo…..

Ciò premesso stamattina, complice il tempo splendido, alzata usuale di buon’ora, caricato lo Shuttle di Milwaukee, fatta colazione e partito, direzione non so!

Come? Direte voi, non sai dove vai? Sbagliato, so dove vado ma non so che strada farò.

Infatti voglio dare credito alla tecnologia ed ho impostato lo Zumo, gli ho detto “portami a Nordkapp per la strada più veloce” e così è stato.

Non fosse per le decine di telecamere incontrate, nei posti più a tradimento che di più non si può, ho piantato i freni almeno un paio di volte per aver visto la telecamera all’ultimo minuto…

Finalmente ad un distributore trovo due biker milanesi di rientro, dovevano andare a Nordkapp ma un imprevisto tecnico alla moto di uno dei due li ha costretti al rientro quando mancavano 150 km all’arrivo….non mi fate dire di che moto si trattava, quella a posto era un KTM l’altra…..

Proseguo ed ha un certo punto mi trovo in Finlandia!

La fiducia nello Zumo è cieca ma qualche dubbio è d’obbligo, ad ogni modo perseverare, sempre perseverare, ed infatti mi ritrovo in Norvegia!

Proseguo ma le nuvole cominciano ad infittirsi, i paesi sono ogni 60/70 km e non offrono granchè, comunque decido di proseguire fino ad Alta e ci arrivo prima delle 21.00.

Parcheggio, albergo (ultima camera disponibile), cena di pesce squisito (non so quanto pagherò ma ne valeva la pena.

Ed ora report.

Le strade: Svezia con un sacco di limiti e controlli, lavori in corso ma ben servite dal punto di vista stazioni di servizio. Diventano monotone, sempre boschi di pini ai lati ed ogni tanto uno squarcio nel quale si intravede un fiume, un lago, uno stagno, una pozzanghera.

Belli i ponti ma quando soffia, e qui soffia spesso e di brutto ci voglione le p@@@e ad attraversarli in moto.

Limite max 120.

Finlandia: limite max 100, il paesaggio cambia, pini di specie diversa ed un sacco di betulle, le strade non sono il massimo, polizia mai vista (a parte un incidente).

Poche stazioni di servizio.

Norvegia:limite max 90, strade belle come sviluppo, curve lunghe, saliscendi, rettilinei, ma in uno stato non ottimale, buche e dossi e la mia schiena ne sa qualcosa, più qui che in tutti i 3.900 km che ho fatto.

Fattore comune: le bellissime cornute, le renne! Segnali ovunque che ti mettono in apprensione e catturano la tua attenzione, gli occhi puntati ai bordi tentando di bucare la vegetazione.

In Svezia ne ho visto una sola che stava tranquillamente mangiando erbetta sulla sommità di un terrapieno a fianco della strada, mi ha guardato con indifferenza e non si è scomposta.

In Finlandia invece mi hanno fatto fermare, hanno attraversato la strada con tranquillità ed estrema dignità!

Qui in Norvegia segnali tanti ma per fortuna ancora non ne ho viste.

Domattina in un paio d’ore penso di essere nel piazzalone, foto di rito, spesucce varie e poi deciderò cosa fare.

Aggiornamento della tabella: 63 litri di carburante e nulla più, a tutt’oggi km 3.800 + 100 in traghetto, domani 200, totale 4.100.

 

 

 1 LUGLIO 2009.

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Stamani si fa il salto definitivo, Alta – Nordkapp!

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Stanotte ha piovuto parecchio e stamani le nuvole sembrano toccare i tetti di Alta, cariche e nere come solo lo sanno essere da queste parti.

Al momento non piove, colazione abbondante, carico bagagli e pronto a partire. Mentre aspetto di pagare chiedo notizie del meteo, mi garantiscono nuvole ma niente pioggia, bene, ma io avendo notato una certa somiglianza somatica del norvegese con il Sommo, tiro fuori l’antipioggia e lo fisso agli elastici, fuori dalle borse e pronto all’uso.

Partenza, l’aria è freddina ma con il pile leggero dei Gatti si viaggia bene, soliti cartelli, solite renne.

L’aria si fa ancora più fredda, a circa 150 km dalla meta mi fermo per rifornimento ed indosso l’antipioggia per usarlo come antivento, un termometro mi dice 9 gradi e quini la percezione è di 4, freddino.

C’è un biker italiano che aspetta non so chi, accento bresciano o giù di lì, conduce la solita mucca maggiorata, mi dice “ormai siamo arrivati”….mai parole furono più sbagliate!!!

Riparto e comincia la pioggia, prima leggerina poi sempre più forte, aumenta anche l’aria che si trasforma in vento forte e poi fortissimo, fa un freddo polare.

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La moto inclinata per andare diritto, attenzione all’incrocio delle macchine od autobus perché mancando improvvisamente il sostentamento del vento fortissimo si può andare per terra, cosa che non succede ma sbandate paurose si, con asfalto bagnato e le solite pacifiche renne che se ne fottono del tempo ed imperversano.

Ci sono tre tunnel lunghi, 3.000 , 5.000, 7.000 (uno si paga), sembra il Paradiso, niente aria e niente pioggia, in compenso credo che manchi poco allo zero in galleria.

Naturalmente l’imbottitura è nella borsa sul sedile dietro e non ci penso nemmeno a fermarmi altrimenti bagno tutto, ma il freddo è veramente tanto.

La guida si fa sempre più difficile, negli spazi aperti, il vento che soffia impetuoso da ovest la fa da padrone e la moto con il Gatto sopra ed il Red Ghost appollaiato sui bagagli fa quello che può!

100 km di tormento, avrò pensato di fermarmi e girare almeno una volta a km…ma la vocina del Ghost suggeriva di andare a piantare la bandiera dei Gatti.

La natura sembra voglia opporsi a questa specie di intrusione, più vado avanti e più la situazione si fa critica, la strada non finisce mai, anzi, pare allungarsi, le nuvole basse e nere, la foschia densa, tutto è colorato di grigio scuro.

Finalmente l’ingresso!!!

Batto i denti dal freddo mentre aspetto di pagare, scende una specie di nevischio.

Parcheggio la moto e filo DI CORSA dentro, un cappuccino bollente che pago 5 eurini, ma ne avrei pagati anche 10!

E’ fatta ragazzi!

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La bandiera dei Gatti è arrivata al suo posto, non so quanto la lasceranno ma ci è arrivata da sola!

Non mi interessa quanto dovrò soffrire per fare la strada del ritorno, il cavallo è stato domato e non mi disarciona più, salvo trombe d’aria, ben si intende.

In effetti la strada del ritorno è più agevole, la natura che nulla ha potuto prima pare si sia arresa, non del tutto naturalmente, piove sempre da paura, fa più freddo di prima ma il vento è calato di intensità.

A parte un paio di attraversamenti di renne il ritorno ad Alta è abbastanza tranquillo.

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Cosa farò domani?

Lo deciderò stanotte, probabilmente andrò a vedere se Babbo Natale è in casa o è in ferie, a Rovaniemi, in Lapponia, l’ho promesso alle mie nipotine, poi si vedrà.

Mandi frus

 

 

02 LUGLIO 2009.

Incredibile ragazzi, non riesco più  a fermare lo Shuttle!

Ha sentito il caldo e mo’ chi la ferma più???

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Stamattina, ad Alta, 6 gradi con un venticello che taglia la faccia, mentre carico i bagagli vedo che accanto alla bestia di Milwaukee è parcheggiata una mucca R 1150 targata italiana con un bel avviso dietro: “Just Married”, certo che se volevano fare la prima notte qui hanno proprio sbagliato periodo, ora è sempre chiaro, per la notte di sei mesi a voglia aspettare…

Parto ben imbottito, memore del calvario di ieri stamattina altro che carciofo..maglietta  da alpinismo, polo a maniche lunghe dei Gatti, pile leggero dei Gatti, giacca Danese con imbottitura, mo’ vediamo…..

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Imbocco una specie di gola che porta fuori da Alta ed ecco le prime gocce, ti pareva???

Stop immediato alla prima piazzola e su di corsa l’antipioggia previdentemente lasciato a portata di mano.

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A parte il vento molto freddo, l’acqua fortunatamente resta appesa alle nuvole ed allora si procede speditamente, renne permettendo, tra l’altro all’uscita di una curva una bella coppia di cani, enormi, che se ne vanno in mezzo alla strada, penso che vadano in coppia così se ne investi uno l’altro ti sbrana!

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La strada invoglierebbe, bei curvoni, traffico quasi inesistente, ma quei cartelli ad ogni piè sospinto ti mettono ansietà, i famosi 500 kg del carico eccezionale piegati all’uscita di una curva magari a più di cento all’ora penso reagirebbero molto male se si dovessero trovare di fronte una mandria di renne….

Quindi giudizio e guida responsabile, passo in Finlandia in direzione Rovaniemi, la casa di Babbo natale ed il circolo Polare Artico, gli ultimi 220 km mi lasciano sfogare un po’, niente traffico, niente telecamere, solo qualche rallentamento nei paesi, qualche puntata a 140 che è il massimo consentito.

Arrivo a Rovaniemi alle 15,30 e finalmente mi tolgo l’antipioggia che fortunatamente non è servito anche se è andato bene per il vento che ha soffiato per tutto il tragitto, non forte come ieri ma fastidioso, con folate di intensità alterna come le frecce delle macchine dei carabinieri: adesso si, adesso no!

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Babbo Natale è in casa quindi gli facciamo una visitina veloce, salutiamo anche la principessa dei ghiacci e poi piedino sulla striscia del Circolo Polare Artico.

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Vorrei pernottare a Rovaniemi ma è ancora troppo presto, seguendo il consiglio di una coppia di bikers olandesi, marito e moglie, proseguo…e qui succede l’imprevisto, strada facendo il termometro sale a 23!!!

La bestia di Milwaukee impazzisce e non ne vuole più sapere di fermarsi, a voglia dirle che comincio a vedere le renne anche dove non ci sono, i due pistoni volano verso il caldo!!!

Talmente impazziti che non mi rendo conto di aver lasciato la Finlandia e di essere in Svezia…ma si può???

Finalmente alle 21,00 riesco a fermarla, ma intanto il tachimetro ha 1.000 km in più rispetto a stamattina….

Mandi frus

 

 

 03 LUGLIO 2009.

Sono in rientro e quindi me la prendo comoda: sveglia alle 07,00 con colazione alle 08,00 e partenza alle 09,00.

Prima di mettere in moto domanda di rito alla proprietaria dell’albergo:  “Che tempo farà oggi?”, risposta “Freddino, niente pioggia, ma se va a sud farà più caldo”, bene, massima fiducia ed antipioggia a portata di mano….

L’aria è frizzante, 13 gradi, il cielo è nuvoloso ma non troppo, imposto il navigatore per la via più breve e non la più veloce, naturalmente evitando gli sterrati, così mi farò qualche bella strada in mezzo ai boschi.

Così è, il paesaggio è sempre lo stesso ma i paesini sono bellini se pur piccolissimi, le case tutte dipinte di viola e bianche ed hanno dei giardini   di fiori veramente belli.

03 NORDKAPP (7)Le condizioni della strada stanno peggiorando, crepe sull’asfalto che fanno sbandare, cunette più o meno profonde che fanno gridare vendetta alle vertebre, buche sparse.

Ad un certo punto mi manda per una stradina, cinquanta metri e comincia lo sterrato!!!

Qui ci voleva il President, avrebbe sicuramente goduto e dato sfoggio della sua perizia su questo fondo, ma io sono un carico eccezionale, ho una moto che è nata per le Highways U.S.A., e soprattutto ho gomme con camera d’aria, se foro mi ci vuole il carro attrezzi e dal traffico intenso che c’è presumibilmente mi soccorrerebbe Babbo Natale quando passerà con la sua slitta.

Dietro front ed impostazione per la via più veloce, dopo un centinaio di km mi ritrovo su una strada a grande traffico.

Premetto che sulle altre fuori mano si poteva incontrare una vettura ogni 7 od 8 minuti ad essere fortunati, ma per la legge di Murphy, sempre in curva.

Fatti un trecento km il cielo torna nero e le nuvole promettono di tutto e di più, alle prime gocce il pensiero va alla proprietaria dell’albergo e ad un suo lontano parente di Udine…..

Antipioggia al volo e via.

Viaggio tranquillo ma stavolta più spedito, ormai ho capito dove possono essere le telecamere e mi adeguo.

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Certo che quando le mettono lo fanno con serietà, una dietro l’altra ed attaccate al segnale, poi però ci sono dei bei tratti “liberi” e lì sfrutto tutte e tre le posture di guida della belva: impegnata: con i piedi ben piantati sulle pedane (belle grandi da starci comodo il piede), ginocchia aderenti al serbatoio, busto leggermente in avanti, mani ben strette sulle manopole; rilassata: talloni appoggiati sulle pedane, mezzo piede  e punte verso l’esterno, gambe alla “donna di facili costumi” cioè belle divaricate, schiena più ritta e leggermente appoggiata ai bagagli, mani rilassate (ma mai completamente) sulle manopole con magari un ditino sulle leve, si sa mai…. Sbracata: piedi appoggiati sui paragambe con gambe completamente distese, schiena appoggiata completamente sui bagagli, mani praticamente inesistenti sulle manopole, occhi socchiusi a mo’ di pennica,,,, ecco President perché questi sono viaggi da Harley!

03 NORDKAPPTra l’altro ne incrocio una marea, tutte più o meno sullo stile della mia, alcune sono cloni jap ma lo stile è quello.

Poi qualche Gold Wing, moltissime BMW, ma se mi fermo ai distributori arriva sempre qualcuno a chiedermi qualcosa dell’Harley e questo fa piacere.

Comunque tra un pensiero e l’altro mi ritrovo dopo 11 ore di moto ad aver superato Stoccolma, sono le 20,00 passate e devo trovare da dormire.

Posto come da Red Ghost consigliato ma da solo costa poco meno dell’albergo quindi….

Cosa farò i prossimi giorni?

Non lo so, probabilmente rientrerò con calma ma penso entro martedì di essere in Italia, gli stimoli non ci sono più, resta il piacere di viaggiare da soli senza problemi e mete con orari da rispettare.

Niente da verificare, l’unica cosa è stata la solita leggenda metropolitana da sfatare, più di qualcuno che è stato a Capo Nord in quindici giorni, senza mai fermarsi e che all’arrivo ha dovuto mettersi a letto o non ha toccato più la moto per un mese perché gli era venuta la nausea.

Io sto macinando dalle dieci alle dodici ore al giorno, il tempo mi ha dato di tutto, sono solo, ho 59 anni suonati ed anche un po’ di mal di schiena ogni tanto, ma mi sento bene, non mi metterò a letto per una settimana e non mi verrà la nausea della moto, anzi domenica ho una motostaffetta…

Certo che se una fa normalmente in un anno i km che ci sono per andare e tornare da Nordkapp non può pretendere di fare questi exploit e di non avere delle conseguenze.

Quindi quello che mi sono prefisso di fare l’ho fatto, arrivare in non più di 5 giorni a Capo Nord e rientrare passando per Rovaniemi perché lo avevo promesso alle mie nipotine, ora magari cazzeggerò una giornata in Germania ma poi rientro perché non ha senso girare a vuoto.

I musei bisogna visitarli con calma, le città bisogna girarle a piedi, meglio godersi i panorami dalla moto!

Continuerò a mantenervi al corrente dei miei movimenti ma spero, magari mercoledì verso le 18,00 di offrire un bicchiere alla mia salute al chiosco del manicomio.

Mandi frus

 

04 LUGLIO 2009.

 La notte scorsa ha piovuto abbondantemente ed al mio risveglio trovo la moto tutta bagnata e pozze d’acqua ovunque.

Mi metto in strada con antipioggia a portata di mano più di sempre ma non indossato, ci voglio provare…

La strada è completamente bagnata, il traffico inesistente, prudenza più di sempre, mentre le nuvole nere si abbassano fino a lambire il mio casco.

C’è foschia e da un attimo all’altro potrebbe diluviare, qualche gocciolina viene a finire sulla visiera ma tengo duro, per la miseria il Gore tex di Dainese costa un occhio e dovrebbe essere water proof al 100% quindi si guadagnasse la paga!

Non piove ma la foschia aumenta, improvvisamente da lontano un faro di moto in senso opposto al mio, prima di incrociarci, le braccia sinistre si distendono ed il saluto con le due dita parte in automatico, uno da un lato dell’autostrada e l’altro dalla parte opposta, è più di un saluto, è un messaggio di solidarietà e fratellanza fra Bikers con la B maiuscola, un attimo fugace che è come un cordone ombelicale ideale che unisce due persone che non si conoscono, in un senso di comune intendere e sentire, “Ciao fratello, la strada ti sia propizia ed il viaggio sereno”, Peace on the road, e questo semplice gesto fatto con spontaneità e calore ti trasmette l’euforia necessaria per continuare con entusiasmo, ovunque ci sia un altro Biker tu non sarai mai solo!

Proseguo e finalmente arrivato ad Helsingborg spunta il sole, quello vero, quello caldo che fa sudare!

E’ d’obbligo fermarsi per togliere tutto il superfluo, pile, imbottitura, maglietta da montagna, questa manovra viene effettuata in un parcheggio di un centro commerciale e quando resto a torso nudo qualche signora attempata mi da’ uno sguardo di riprovazione, maglietta veloce a coprire le nudità e via di corsa.

La strada si allunga davanti a me, l’andatura si fa ardita e veloce perché l’asfalto è asciutto e le macchine corrono, riesco a mantenere la media dei 100 che non è poco, così facendo mi trovo in men che non si dica alle porte di Copenaghen, il traffico è intenso, giretto panoramico dall’esterno e via verso Gedser.

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Ad un certo punto l’occhio mi cade sul navigatore: ragazzi sei, diconsi SEI metri sotto il livello del mare!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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Meglio accelerare e portarsi in zona sicura al di sopra delle acque, si sa mai…..

Per essere partito alle 06,30 ritrovarsi a Gedser, 800 km più in giù, alle 15,30 non è male, il traghetto partirebbe per Rostock alle 17,00 ed allora perché non approfittarne?

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Meglio cazzeggiare in Germania, costa meno sicuramente, sbarco e cerco un Hotel perché una doccia si impone.

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Trovato, vicino, molto bello e molto meno caro di quelli in Svezia, Finlandia e Norvegia.

Mandi frus.

 

 

05 LUGLIO 2009.

Rostock mi saluta con una spruzzata d’acqua…non poteva essere altrimenti! Benedetto il “carciofo”, qui viaggiare senza la possibilità di aggiungere o togliere un pezzetto, ma un pezzettino alla volta, è impensabile, infatti capi pesanti possono essere eccessivi e farvi sentire oppressi dal caldo ma se li togliete potreste patire il freddo, quindi un capo alla volta a seconda della necessità!

Infatti dopo qualche centinaio di km è ora dell’imbottitura, comincia ad alzarsi la temperatura, cielo nuvoloso ma al momento niente pioggia.

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L’autostrada fino verso le 10 è poco trafficata, limiti inesistenti ma una litania di cantieri di lavoro, pensavo fosse una piaga tutta italiana ed invece anche gli altri non scherzano.

Fino a che il traffico è limitato nessun problema ma quando aumenta questi restringimenti provocano code paurose.

Il tempo continua a mantenersi incerto e scoraggia ogni velleità turistica, poi all’improvviso il numero delle macchine diventa imponente, a partire dall’altezza della deviazione per il Ring di Berlino non diminuirà più, anzi…

Qui bisogna fare molta attenzione perché gli autisti della domenica teutonici sono molto più pericolosi di quelli italici e non ci mettono molto a tagliarti la strada.

Km dopo km arrivo ad Ingolstad dove ad un pit stop respiro veramente aria di casa, una bella squadra di 6 o 7 elementi del gruppo X di San Giorgio di Nogaro, apparentemente stanno aspettando qualcuno ed infatti dopo alcuni minuti sopraggiunge il ritardatario che aveva dovuto fermarsi per una foratura….incrocio le dita e proseguo.

Il traffico è sempre più intenso, il caldo comincia a dare fastidio ed allora via un’altra foglia di carciofo.

Ad un centinaio di km una ventina, diconsi venti, di km di coda per un cantiere di lavoro!!!!

Dio grazie di avermi dato una moto, tra l’altro la gran parte degli automobilisti e camionisti stranieri quando ti vedono arrancare tra le due file di macchine ferme si spostano per darti quel poco di spazio per farti passare, imparate italiani, imparate, infatti un giovane di belle speranze con una Smart con targa italiana si mette a cavallo della striscia per vedere cosa c’è davanti….su 20 km di coda!!!

Superata la coda si impone una scelta: si prosegue o ci si ferma?

Domani i mezzi pesanti riprendono la strada, il traffico dei vacanzieri non diminuirà quindi affrontiamo almeno i Tauri.

Sorpresa! Piove e fa freddo!!

Ma quando mai….

La marcia si interrompe a Villach: temporale è una definizione restrittiva: sembra l’anticamera del diluvio universale ed allora freccia a destra ed albergo

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Mandi frus

 

 

6 LUGLIO 2009.

 E’ arrivato il giorno del rientro, l’ultima tappa (pochi km a dire il vero) di un viaggio lungo ed interessante.

Il rientro è del tutto simile alla partenza: abbondantemente bagnato!

Scendo la vallata che da Tarvisio conduce alla pianura friulana con un misto di sentimenti dentro di me.

Ognuno di noi trae dalle esperienze vissute diversi insegnamenti, riceve differenti sensazioni ma tutto poi entra a far parte del bagaglio di vita vissuta che ognuno si porta appresso.

8.000 km in dieci giorni, 800 milioni di centimetri di asfalto (meno qualcosa di mare attraversato in traghetto) che sono entrati a fare parte del mio bagaglio di vita.

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Ognuno di voi ora potrà trarre le dovute e personalissime considerazioni: pazzia, inutile spreco di energie, spreco di soldi, nessuno scopo, forse qualcuno invece comprenderà il mio modo di vedere.

La mia meta era raggiungere Capo Nord, non in una settimana, non in un mese, ma in massimo quattro giorni, poi il rientro via Rovaniemi ma anche quello in non più di dieci.

Ho viaggiato solo e questo mi ha dato modo di assaporare appieno un qualcosa che avevo ormai dimenticato, un qualcosa che apparteneva alla mia adolescenza quando il progresso ancora non aveva fatto i danni che ha fatto.

Non ho deliziato il senso della vista quanto quello dell’olfatto, si, erano decenni che non mi capitava più di godere degli odori della natura, quella vera ed incontaminata per la scarsissima presenza dell’uomo.

L’odore del bosco, quello dell’erba fresca appena tagliata, il legname tagliato che spande nell’aria l’odore caratteristico, il pesce messo ad asciugare nei fiordi norvegesi che riempie l’aria con il suo afrore, l’odore di stallatico in quei tratti di terreno dove la presenza di animali allo stato brado è più massiccia, in poche parole gli odori dell’aria pulita che fanno presagire anche l’imminente temporale per l’odore potente di ozono.

Questo mi sono goduto ed il fatto di essere solo mi ha permesso di penetrare a fondo queste sensazioni senza alcuna distrazione, di pensare che in queste lande deserte anche il nastro di asfalto costruito dall’uomo è un’offesa alla natura, anche il percorrerle con qualcosa di più rumoroso di un cavallo o di una slitta trainata da renne è un offesa alla pace di questi luoghi.

Che dire poi dello stupore che ti assale quando ammirando un tratto di mare danese ti cade l’occhio sull’altimetro del navigatore che segna meno 6!

Tu guardi il mare che è al tuo lato, poche centinaia di metri da te ed immediatamente realizzi che gli stai sotto ed allora la mente va alla leggenda che hai appreso quando eri giovane, quella del bambino olandese che accortosi che il terrapieno che proteggeva la sua terra dalla forza del mare molto più alto aveva una piccolissima falla, la chiudeva con il suo piccolo dito e permetteva agli adulti di accorrere e turare la falla e salvare tutta la popolazione dall’inondazione.

Bene, in quel momento il tuo pensiero corre ad un immaginario bambino danese che da qualche parte magari sta fermando la potenza del mare con il suo ditino e ti permette di tornare a casa sano e salvo.

Questo è il bagaglio di pensieri che riporto a casa.

Scusate il personalissimo divagare ma credo che sia importante condividere anche queste sensazioni, una preghiera: io non credo ritornerò più a Capo Nord, brulla ed estremo lembo di scogliera protesa minacciosamente verso l’apice del globo, ma se qualcuno volesse provare l’esperienza ci vada da solo, sarà indimenticabile.

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Ora chiudo questo diario che spero non vi abbia annoiato.

Mandi frus

 

LA SICUREZZA.

Parlando di sminamento e di bonifica da ordigni bellici viene fatto di pensare che il pericolo maggiore sia nel maneggiare esplosivi e manufatti più o meno complicati.

 

Purtroppo questo è vero solo in parte, nella stragrande maggioranza dei casi si opera in aree dove o la guerra è ancora in atto oppure le diverse fazioni si confrontano su confini più o meno labili sempre pronte ad approfittare per scatenare azioni di guerriglia o terrorismo.

 

In questa situazione la figura dello sminatore diventa sempre e comunque un nemico che “sta dall’altra parte” perchè aiuta gli altri a neutralizzare gl ordigni seminati per ucciderli.

 

A questo punto la minaccia maggiore è rappresentata dalla fazione opposta.

 

Ci sono svariati modi per colpire il personale che opera nell’ambito delle campagne di sminamento, uno è quello di creare l’incidente sul lavoro, quasi sempre la responsabilità ricade sull’Organizzazione e sull’Operatore che non ha agito con la dovuta professionalità e prudenza.

 

Non è facile dimostrare che l’ordigno è stato posizionato dopo la chiusura del cantiere, troppo spesso gli sminatori non controllano il percorso bonificato il giorno precedente e chiunque può, dopo la chiusura del cantiere, entrare e posare una mina che sicuramente esploderà al passaggio del personale l’indomani alla ripresa delle attività.

 

Cose successe, nulla di inventato o di possibile, dove c’è odio e guerra la vita ha ben poco valore, soprattutto quella degli “altri”.

 

Altro motivo di preoccupazione può essere la concorrenza per gli appalti futuri in aree da bonificare, se il lavoro da svolgere è di consistenza economica importante, quale migliore sistema per screditare il concorrente  che dimostrare la sua incapacità e scarsa professionalità con incidenti sul lavoro?

 

Per finire non sono da sottovalutare i rischi derivanti dalla situazione ambientale, ricordo molti anni fa in un paese dei Balcani dove era in corso una molto “calda” campagna elettorale, stavo rientrando in macchina verso mezzanotte, eravamo stati io ed un collega in ufficio fino a tardi per ultimare la parte cartacea del lavoro ed a preparare quello del giorno successivo, stavamo attraversando il centro della cittadina per raggiungere il nostro alloggio quando improvvisamente da un bar un grande boato, fumo ed urla…un attentato con bombe a mano, poche decine di metri più avanti e l’esplosione ci avrebbe presi in pieno.

 

Le mine???? Avversari pericolosi ma leali. L’uomo???? Più pericoloso e sicuramente pù sleale ed infido.