Kosovo, 12 anni dopo

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La mia “carriera” nell’ambito dello sminamento è iniziata là, in territorio Kosovaro, nel lontano 2000.

A fine corso per Dirigente B.C.M. (Bonifica Campi Minati), presso la Scuola Genio della Cecchignola, mi fu offerto di passare dalla teoria alla pratica andando in Kosovo, nelle fila di una O.N.G. italiana (Organizzazione Non Governativa) per un breve periodo di addestramento “sul campo”, accettai.

Da allora sono passati 12 anni e di esperienza ne ho acquisita in diversi Paesi, teatro di guerre più o meno dichiarate.

Come ho avuto modo di scrivere in un mio precedente articolo, la voglia di conoscenza è una spinta a cui non so resistere , quindi, dopo la frequenza del corso in Inghilterra, mi mancava il Top, la qualifica EOD IMAS NATO Level 4 (dove EOD sta per Explosive Ordnance Disposal, IMAS per International Mine Action Standards, NATO sta per North Atlantic Treaty Organization e Level 4 significa il Top delle qualifiche).

Dopo una accurata ricerca ho individuato in MAT Mondial, l’Organizzazione internazionale (Inglese) deputata al rilascio di una qualifica di tale importanza, previa frequenza di un corso di 6 settimane ed accertamento preventivo dei requisiti indispensabili.

Il giorno 5 Marzo 2012 ho fatto il mio ingresso in Kosovo, Nazione non più grande della provincia di Udine, forse anche più piccola, ma con un’enormità di problemi.

Per un errore di impostazione del navigatore ho attraversato il confine a Nord della città di Mitrovica, tristemente nota per le continue tensioni tra le due parti che vi convivono.

La tensione è palpabile, i serbi sfoggiano bandiere in ogni dove, con la scritta ”Questa è Serbia”, metà città è piena di auto con targa serba, poi un vuoto di targhe (le macchine viaggiano senza), l’altra metà con targa kosovara, non si vede l’ora di uscirne.

Arrivato a Pec, o Peja, o Peje, a seconda di chi lo pronuncia, l’impressione è che il tempo si sia fermato, non ho fatto fatica a riconoscere i posti che ho frequentato 12 anni fa, molti negozietti, ma sostanzialmente lo sviluppo urbano è rimasto quello di allora.

Dove c’era il Plotone Carabinieri della KFOR ora c’è la sede della Polizia locale, l’Hotel Dukagjini, già sede del Quartier Generale di KFOR, è tornato ad essere un Hotel, a dire il vero l’unico degno di questo nome.

Dove c’era il poligono serbo, sulla strada per Giacova, a pochi chilometri dal centro di Pec, ora sorge il “Villaggio Italia”, compound militare sede del Contingente KFOR.

Il territorio è ancora profondamente dilaniato, sia dalle tensioni etniche, sia dalla presenza di organizzazioni malavitose che non usano mezzi termini per il predominio dell’attività illegale, sia dalla presenza, ancora massiccia di ERW (Explosive Remnants of War), cioè ordigni di tutti i tipi, retaggio di quella guerra.

DSC02201L’area della “Nazione” kosovara è pesantemente inquinata da bombe d’aereo inesplose, sub – munizioni in grande quantità, inesplose ed interrate, mine di ogni tipo, trappole esplosive ancora perfettamente funzionanti.

Le montagne sono state pesantemente bombardate dagli aerei della NATO che hanno seminato migliaia di cluster bombs di cui circa il 30% è inesploso.

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Le statistiche ufficiali parlano di massimo il 5% ma se vi volete togliere la soddisfazione di sapere la verità, quella vera, andate a farvi un giro da quelle parti e parlate con gli sminatori che dalla fine della guerra continuano a trovare e distruggere BLU 97 E 775, oltre ad altre sub – munizioni.

Gli stanziamenti internazionali sono sempre meno ma l’attività prosegue, in montagna bisogna camminare perché le strade sono inesistenti, la boscaglia è fitta e le vipere tante e nervose!

La frequenza del Corso ti porta a confrontarti giornalmente con questa realtà, gli sminatori, molti di loro giovanissimi, uomini e donne, hanno iniziato subito dopo la fine della guerra, non ancora ventenni.

Da allora, giorno dopo giorno, stanno combattendo la loro guerra contro questa piaga che non gli consente di sfruttare appieno le risorse dei territori.

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Molti di loro hanno pagato a caro prezzo, pochi con la vita, altri con menomazioni evidenti che li hanno resi invalidi, ho visto anche chi continua a svolgere l’attività con un arto artificiale.

Purtroppo la crisi ha colpito duramente anche questo settore, nel giro di un quinquennio il salario del personale è praticamente dimezzato, ci si gioca la pelle per poco più di 300 € al mese e per 7 o massimo 8 mesi all’anno, perché l’inverno qui è lungo.

E’ la dura vita degli sminatori, ma qui ancora riescono a lavorare, in Bosnia su un totale di 4.000 uomini ne lavora circa il 5%, il salario da 6/700 € , mensili è sceso a meno della metà.

Ho passato il mio periodo cercando di approfittare al massimo di una realtà che ti consente di affinarti, di rispolverare qualche ricordo, di apprendere quello che ancora non conoscevi se non superficialmente.

L’approccio a missili e razzi inesplosi, a bombe con spolette dell’ultima generazione (multifunzione), a trappole esplosive tradizionale od improvvisate, tutto questo costituisce un bagaglio di conoscenza dal valore inestimabile.

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Bagaglio di cui non ci si deve sentire sazi od appagati, ma che deve essere continuamente mantenuto aggiornato, la tecnologia in questo campo non perdona e solo chi sta al passo con i tempi ha buone probabilità di poter poi raccontare le proprie vicissitudini.

Ho visto la foto di un collega, nel deserto, Iraq o Afghanistan poco importa, completamente nudo, cappello, occhiali ed un sacchetto di plastica alla cintola: stava approcciando una bella bomba d’aereo inesplosa di circa 500 kg, con sistema di rilevamento magnetico……

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Il Corso? Mi è costato sudore e sangue ed un mal di schiena di notevole entità (scarpinare per qualche centinaio di metri su per le montagne con un paio di sacchetti di sabbia sulla schiena non giova, specie ai giovincelli come me) ma sono orgoglioso di  me stesso e del mio certificato: EOD IMAS NATO LEVEL 4 Specialist.

L’ISOLA C’E’, IL RADUNO NO!

Nel calendario degli eventi ufficiali degli H.O.G. (Harley Owners Group), dopo il Faaker See, è indicato il 9° Mallorca Bike Week, ovviamente la location è l’isola di Maiorca, in Spagna, il periodo: dal 3 al 9 di Novembre 2014.

Quest’anno di pioggia, in moto, ne ho presa veramente tanta, le previsioni per il periodo sono non brutte ma pessime, ma un “saltino” a Maiorca vale pure una bella lavata!

Controlli di rito, meccanicamente la moto può andare tranquilla, come sempre.

Prenotazioni effettuate, Hotel a Palma e traghetto Barcellona – Palma e ritorno, andata il 6 alle 23,00 rientro da Palma il 9, sempre alle 23,00.

Le soste eventuali strada facendo saranno affidate al caso, come sempre!

05 Novembre 2014, ore 07,30

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Il giorno della partenza il tempo si presenta come da previsioni: pioggia intensa, per cui bagagli coperti e motociclista pure!

Il tragitto scelto è quello che conosco meglio: Venezia – Verona – Brescia – Cremona – Tortona – Ventimiglia – Nizza – Marsiglia – Perpignan – Barcellona per un totale di 1.430 km stando al navigatore Garmin.

Pioggia battente, primo pit stop per rifornimento a Brescia, un attimo di pausa per sgocciolarmi e poi si riparte, nessuna speranza di vedere migliorare la situazione meteo: è coperto ovunque e la pioggia è costante.

Il secondo rifornimento ad Albenga, visto che siamo in orario di “pranzo” un paio di barrette energetiche ed un bel cappuccino caldo, dalle macchinette perché il bar comporterebbe una breve camminata sotto la pioggia e non ne sento la necessità.

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Si riparte, la strada è desolatamente priva di ogni forma di vita motociclistica, sia nella mia direzione sia in quella opposta, mah…senza sole e caldo, il 95% (mi sento ottimista) dei possessori di moto stendono il telo, proprio il telo, pietoso sulle loro cavalcature.

Con la visiera sempre bagnata e l’antipioggia ormai non più in grado di proteggermi, arrivo nelle vicinanze di Cannes e finalmente il rubinetto si chiude, decido di proseguire almeno fino al 900esimo km, così da doverne fare domani solo 500 circa.

Quindi potrò dormire un’oretta in più e ripartire, sperando di riuscire ad asciugare tutto il vestiario, mi sono portato un completo di ricambio ma mi secca dovere aprire il borsone che è ben incappucciato in un sacco di nylon!

Cerco un hotel sul navigatore, località Auriol, nei dintorni di Marsiglia e all’altezza di Aix en Provence, naturalmente il locale è chiuso,  sembra da parecchio, quindi dietro front ed andiamo a naso.

Vedo un’insegna, Hotel Occitan, pare che ci sia anche un parcheggio, proviamo.

L’addetta alla reception, giovane e carina (non guasta mai!) è pure simpatica, mi dà una camera, mi dà la chiave del garage e mi dice che funziona pure il ristorante, che volere di più dalla vita??

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Io non bevo alcolici, ma l’occasione è ghiotta: un pastis come aperitivo, un calice di bianco leggero per il patè de foie gras ed uno di rosso altrettanto leggero per i rognoncini, tutto superbo!

Dopo cena, operazione asciugatura capi di vestiario con il phon, fortunatamente in bagno c’è anche un riscaldatore molto potente e penso che per domani mattina sarà tutto asciutto.

06 Novembre 2014

Così è, colazione leggera e si riparte.

La pioggia ha dato forfait ma in compenso c’è un vento molto, ma molto forte, chi si intende un poco di meteorologia, di volo o di paracadutismo sa a quanto soffia il vento quando la manichetta professionale di 2 metri resta costantemente parallela al terreno

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In compenso c’è il sole, anche se il cielo non è completamente sgombro da nuvole.

Più mi avvicino al confine spagnolo e più il cielo si fa terso, il panorama è da godere.

Sono alla Junquera, confine Franco- Spagnolo e ora c’è sole, fastidioso….per un anfibio come me!!!

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Devo fare un’amara considerazione, sono quasi a Barcellona ed ho visto fino ad ora un solo biker nello specchietto retrovisore: il sottoscritto!

E’ proprio vero che i Bikers, quelli con la B maiuscola sono una razza in via di estinzione.

Finalmente Barcellona!

Diritto al porto per espletare le formalità di imbarco, sono le 17,00 circa, ritiro i biglietti per il traghetto ed aspetto che aprano il cancello del piazzale di sosta.

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Alle 18,00 puntuale, l’hombre apre, sono il solo perché sono il primo.

Chiedo dove posso andare a fare uno spuntino, mi indicano un localino giusto di fronte al porto, in considerazione che l’imbarco è a 5 minuti dal centro di Barcellona, mi muovo con cautela, il mio spagnolo è molto buono in termini di comprensione, ma in termini di “hablar”, lascia parecchio a desiderare.

Comunque entro ed ordino un piatto veloce, anche se ho tempo in abbondanza, sono le 19,00, dovrei imbarcare alle 21,30 e sono a 8 minuti a piedi dal piazzale di sosta.

Il cameriere, gentile, mi presenta il menù, io gli dico di portarmi quello che mangerebbe lui.

Dopo una quindicina di minuti, ecco fatto:

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Carne ottima, cotta bene, l’uovo caldo, il prezzo onesto!

Me la prendo comoda, anche il caffè non è male, pago e mi avvio verso il piazzale, dove trovo un altro Road King Classic, nero cromato come il mio, parcheggiato in pole position

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C’è anche il proprietario, olandese, ci presentiamo e gli chiedo se è arrivato per strada oppure ha spedito la moto, mi dice che ha guidato, ma controllando lo stato della pulizia generale (è lucida come uno specchio!) penso che gli si dovrebbe allungare il nasino.

Mi racconta pure che c’è sua moglie, in macchina, che lo aspetta dopo il raduno a 150 km da Barcellona dove trascorreranno una decina di giorni di ferie, probabilmente macchina con carrello, ma non importa, almeno un Harleysta!

Pensiamo di vedere arrivare altre moto ed invece nulla, arriva invece il traghetto ed imbarchiamo

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Appena saliti sul ponte ci perdiamo di vista perché lui è riuscito a prenotare una cabina io invece no, ad ogni buon conto, invece di andare sulle poltrone, opto per i divani della zona bar, molto più confortevoli.

La traversata durerà 8 ore e stare disteso anziché seduto, fa la differenza.

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07 Novembre 2014

Il traghetto è puntuale, il mare una tavola, la luna e le luci del porto di Palma ispirano romanticismo, devo andare immediatamente ad accarezzare la mia creatura che mi aspetta in garage!

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L’alba!

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Scendo dalla rampa, saluto il collega olandese che si avvia verso la località del raduno, io cerco il mio albergo, ma il mio navigatore non riconosce la via.

Chiamo la reception e dopo qualche peripezia riesco ad arrivare, non si presenta male…

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Decisamente non è male!!

L’unica cosa negativa è che si paga il collegamento internet nella lobby, cosa che non ho mai visto in nessun albergo, normalmente nelle aree di uso comune è free, qui invece un euro ogni 15 minuti!!!

Inoltre la cassetta di sicurezza in camera a pagamento….

Vabbè…… Viva Palma de Mallorca

Sistemo i bagagli, piccolo relax, poi decido di chiedere dove è situata l’area del raduno, meraviglia….nessuno sa nulla di questo raduno!

In considerazione che l’isola è piccola, e quando dico piccola intendo piccola, 100 km di diametro, km più km meno, mi sa strano che nessuno ne sappia nulla.

L’evento è nell’elenco ufficiale dei raduni Harley internazionali, quindi…

Zero! Allora decido di chiamare la concessionaria Harley locale, sperando che esista, esiste, mi risponde un impiegato che in spagnolo mi spiega dove si trova il raduno: località Cala d’or, Robinson Club, ad una cinquantina di km, dice lui.

Detto e fatto, imposto il navigatore e parto, fuori dall’autostrada di Palma, il panorama è bello, tipico spagnolo, olivi, alberi da frutta, case basse in blocchi di tufo, pecore, muri di recinzione in blocchi, tutto bello da vedere, il tempo poi è ottimo, sole e cielo sereno, la temperatura è piacevole.

Dopo 76 km arrivo a Cala d’or, il paesino si affaccia sul mare, molto bello e piccolo, ma proprio perché è piccolo mi aspetto di trovare mega cartelloni Harley Davidson, invece nulla.

Dopo un tre o quattro giri incrocio un’Harley con targa tedesca e finalmente un’indicazione turistica gialla con su scritto “Robinson Club”.

Seguo fino a trovare un piazzale dove sono parcheggiati diversi autotreni, targa tedesca, con insegne dell’Harley, per terra noto una montagna di strane strutture metalliche.

Segni  di attività di motoraduni: zero, ed è strano, anzi, molto strano, è venerdì pomeriggio e dovrebbe essere un giorno clou, prima dell’ultimo giorno!

Vedo indicazioni “Robinson Club”, Reception, Tennis, Golf…..

Vado alla reception, lì qualcuno dovrebbe sapermi dare indicazioni, finalmente uno striscione arancione!

Una carinissima e giovane impiegata, con maglietta Harley mi dà il benvenuto e mi spiega che questo “raduno” è riservato ai residenti nel Club, che sono in gran parte tedeschi e che hanno prenotato da mesi!!!

L’anno prossimo sarà il decimo anniversario e si aspettano un grande afflusso…..visto che è graziosa non le dico quello che penso, in compenso le chiedo cosa ci fanno tutti quei mega TIR, parcheggiati fuori, visto che non ci sono attività, risposta: hanno portato le moto dalla Germania!!!!!

Ed ora capisco anche cosa sono quelle strutture metalliche: telai per trasportare le moto!!

No comment!!! Mi riservo di scrivere una bella email all’organizzazione HOG (Harley Owners Group) appena rientro, non è possibile inserire un evento nel calendario internazionale, come il Faaker See o altri, senza specificare che è riservato a pochi intimi, che di biker non hanno nemmeno l’odore!

Biker significa godere del proprio mezzo, guidarlo per km e km senza paura di condizioni meteo avverse, trovare piacere nel sentire il rombo del motore e nell’incrociare altri “animali da strada” come te!

Mah…..dietro front e giro panoramico di Mallorca, niente di che, è bella, ma si fa presto a girarla.

Controllo la situazione meteo, per domenica si prevede un peggioramento del tempo su  Maiorca, venti molto forti, pioggia battente e mare agitato, ti pareva..

A questo punto, visto il Raduno che non esiste, visto il meteo, decido di anticipare la partenza, se la Compagnia Trasmediterranea mi cambia il biglietto.

Con le telefonate non ho riscontro, proverò domani.

Per la cena mi affido al caso, regola numero 1: evitare i locali del centro, sono per turisti quindi …..

Trovo un localino vicino all’Hotel, carne alla brace: ottima!

Domani farò l’esplorazione dell’isola.

8 Novembre 2014

Il sole splende ma le nuvole cominciano ad affollarsi sopra di me, la colazione è superabbondante e varia, costo: 7 € ma li vale tutti.

Mi preparo per il giro dell’isola, io sono a Palma, quindi a sud, la costa ad  est lo vista ieri, quando sono andato a Cala d’or, non mi resta che andare a Port d’Alcudia e tornare lungo la costa occidentale.

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Mi avvio ma la situazione meteo sta peggiorando, le montagne ad ovest sono cariche di nuvole nere, quindi direzione Alcudia con l’occhio puntato in alto

50 km, niente di più, il paesaggio è sempre lo stesso, rischia di essere perfino monotono, ma rientro e mi faccio un giro in centro.

La cattedrale è maestosa, da sola merita la visita a quest’isola

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Anche il viale principale merita di essere visto

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Con barberia..o peluqueria…

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Un po’ di relax in centro….

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Ora è necessario andare alla Compagnia di navigazione per vedere se è possibile fare cambio di biglietto, l’impiegato mi dice che forse si potrà fare ma che devo tornare alle 20,00 ed aspettare la lista d’imbarco per esserne certo.

A questo punto non mi resta che rientrare in Hotel e preparare i bagagli, la camera è pagata fino a domani, quindi nessun problema: se parto non avrò il rimborso ma se resto avrò la mia camera per la notte.

Riposino pomeridiano, cena alle 19,00 e alle 20,00 sono in Agenzia, sono puntualissimi, il cambio si può fare, naturalmente nessuna cabina, ma non è un problema, i divani della zona bar sono comodi.

Il piazzale di carico è quasi vuoto, ma ci sono le macchine dei “possessori di moto” che hanno partecipato all’evento Harley, targhe tedesche, ovviamente, e Mercedes, SUV, Pick Up etc etc, questi si che sono motociclisti!!

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L’imbarco è previsto per le 23,00 ma il traghetto deve ancora arrivare.

Nel frattempo arrivano una decina di moto stradali, targa spagnola, chiaramente sono stati a farsi un week end a Maiorca e viste le previsioni meteo hanno deciso, saggiamente, di rientrare.

Finalmente arriva il traghetto, più piccolo del precedente, ed imbarchiamo

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Purtroppo la zona del bar non ha divani, il traghetto è il fratello povero di quello dell’andata!

Quindi poltrona, naturalmente per taglie M o massimo L, per una taglia come la mia ci vorrebbe ben altro, quindi nessun riposo.

9 Novembre 2014

08,20 le ruote toccano l’asfalto di Barcellona, mi sono preparato al peggio, antipioggia ma senza sopra stivali, non voglio sorprese.

Sono stanchino ma l’idea è di percorrere almeno 8/900 km prima di fermarmi per la notte.

Il tempo mi assiste, ma passata la frontiera alla Junquera, il cielo comincia a coprirsi, nei pressi di Nimes mi copro gli stivali e subito dopo comincia il mio tempo preferito: pioggia a secchi!

Nel percorso mi sorpassano quasi tutti i Tedeschi presunti motociclisti a bordo delle loro confortevolissime vetture, mentre le loro moto viaggiano tranquillamente e solidamente ancorate sui rimorchi dei TIR!

Arrivo al bivio per Marsiglia ed il navigatore di mi dà indicazione di proseguire in direzione Lione, non conosco la strada ma non ho orari da rispettare, per cui mi affido al Garmin che è impostato su “tragitto più veloce”.

Gli strumenti tecnologici sono di valido aiuto, ma calcolano in base a parametri pre-impostati, lunghezza della strada e limiti di velocità, non tengono conto di fattori quali: situazione meteo, condizioni climatiche stagionali, traffico etc etc.

Risultato : attraversato il confine Italiano al valico del Frejus!!!

Avrei dovuto sospettarlo quando ho visto le Alpi francesi

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Ma ho voluto vedere fino in fondo dove mi portava il Garmin, su per la valle che porta al Frejus raffiche di vento violente, la guida è impegnativa, pioggia e vento fortissimo non sono il massimo.

Finalmente il Traforo, 28€ per il transito, dentro un caldo perfino eccessivo, ma all’uscita…. Pioggia a secchi, nebbia, freddo..arrivo alla tangenziale di Torino alle 17,00, visibilità ridotta da quanto piove, per un pelo tampono la macchina che mi precede che a sua volta aveva tamponato violentemente quella che la precedeva.

Riesco a schivarla solo perché i riflessi ancora sono buoni, nonostante la stanchezza ed i 900 km percorsi di cui metà in condizioni meteo avverse.

Mi fermo per il rifornimento, guardo l’orologio ed il conta km e decido di guidare fino a casa, mancano 500 km e, nell’ipotesi peggiore, verso le 23,00 dovrei arrivare a casa.

La tangenziale è un caos, ma riesco a venirne fuori, a Novara, finalmente, la pioggia cessa, ma la tangenziale di Milano è peggiore di quella di Torino, code e traffico bestiale.

Uscito dalla tangenziale il traffico è comunque intenso, mi fermo a Mestre per avvisare che alle 22,30 sarò a casa, mi rendo conto che i riflessi sono ormai andati, e che non sono più io a guidare la moto ma è la moto che mi trasporta, fortunatamente mancano pochi km, tutti autostradali, altrimenti dovrei fermarmi.

22,15 arrivo in garage: 14 ore di moto e 1450 km, niente male, alla faccia del raduno fantasma di Palma di Maiorca!

Neanche 4.000 km…… solo 3.150 di cui circa 1.200 con un tempo da cani.

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Per gli amanti dei numeri: circa 250 litri di benzina, 220 € di autostrade, qualche centinaio di € per la logistica (alberghi, ristoranti, traghetti).

Ora pensiamo al prossimo viaggio.

 

 

 

 

IRAQ – IL PAESE DI ALI BABA -Parte prima

ATTENZIONE: CONTIENE IMMAGINI CRUENTE!

IL PAESE DI ALI BABA

(2014)

PREMESSA:

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La torre di Babele è, a mio avviso, l’emblema simbolo del Paese Iraq.

Diverse etnie, diverse interpretazioni religiose, pur della stessa natura, un unico popolo che parla la stessa lingua ma che si osteggia e si massacra quotidianamente, senza rispetto alcuno della vita umana, con episodi di ordinaria barbarie che vanno ben oltre un “odio normale”.

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IRAQ ALI BABA - 3La storia recente dell’Iraq fa cadere la responsabilità delle atrocità attuali sugli odi  che fanno contrapporre Sciiti a Sunniti dopo la caduta del regime di Saddam che ha governato il Paese da 1979 …..IRAQ ALI BABA - 4

 

….al 2003

 

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Le informazioni ufficiali parlano di quasi un milione di morti, Kurdi, Yezidi, Cristiani Assiro – Caldei, Sciiti per la repressione del Partito di Saddam, il Baath.

Quindi 1.000.000 di morti in 24 anni di dittatura, come viene comunemente definito il periodo di Saddam, il che significa circa 40.000 vittime all’anno.

Dalla caduta  di Saddam ad oggi, grazie alla DEMOCRAZIA importata in Iraq dagli Stati Uniti, il popolo iracheno vive felicemente  con una media di 1.000/2.000 morti al mese.

Ognuno può trarre le dovute conseguenze.

In ossequio al detto “Finchè c’è guerra c’è speranza”, grazie a questo continuo protrarsi di guerra civile, c’è una economia fiorente, internazionale, legata all’ “INDOTTO”.

Il Dio petrolio consente un flusso enorme e spesso sommerso di capitali: armi, tecnologie, ricostruzione, addestramento, bonifica di aree da riutilizzare per scopi vari.

Naturalmente in questo vorticoso flusso di denaro la fa da padrona la corruzione dilagante…..

ALI BABA 1Ali Baba (senza accenti), ne è l’emblema, solo che i ladroni non sono solo quaranta!

Il Paese vive, di conseguenza, in una grande c contraddizione, povertà..

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…..o sfarzo…..

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La Sanità è “notevole”, soprattutto nelle strutture private, dove il personale, il servizio e le strutture fanno la differenza….

 

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ALI BABA 8…ambulatorio polivalente, pulizia eccezionale, infermiera diplomata ….

piena di “diplomazia”, nonostante il velo.

La vita in Iraq è regolata dal destino, gli attentati si susseguono, i morti ed i feriti sono la quotidianità, la gente è assuefatta, succube di una situazione che nessuno pensa di poter sanare.

Viaggiando per le strade ci si rende conto che il dispiegamento di forze di polizia ed esercito è assolutamente di facciata, mezzi (gran parte inefficienti e lasciati dalle truppe USA) e uomini messi in mostra per dimostrare che lo Stato vigila..

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Ma ognuno deve prendere le proprie precauzioni, per dormire sonni tranquilli….

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In compenso la vita scorre comunque quasi indifferente, chi se la sente può andare in centro a farsi un giro per negozi e mercati, tenendo però in debito conto il rischio di essere coinvolti in qualche esplosione di autobombe..

ALI BABA 14…pensavo che la mia fosse una taglia forte, ma vista la varietà dei menù ed il ritmo di alimentazione degli iracheni… piccolo breakfast….

ALI BABA 15…e pranzetti leggeri…

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Naturalmente si mangia anche tra le mura domestiche e se qualcuno è reputato una persona importante, oltre al take away….

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…si vede preparare delle delizie locali…..

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.deliziose carpe del Tigri, dal sapore intenso….

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..e dopo  una bella mangiata, o magari anche durante, una bella fumata di narghilè….

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..nel paradiso dei narghilè…

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ALI BABA 30…e un buon caffè….

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..il tutto preferibilmente durante il giorno, perché l’erogazione dell’energia elettrica, in Iraq, è piuttosto saltuaria, grosso modo qualche ora al giorno, la rete pubblica non è il meglio….

ALI BABA 33..ed i mezzi alternativi sono quanto di meglio la tecnologia possa offrire…

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Naturalmente c’è un fiorente commercio di gruppi elettrogeni super affidabili e potenti, milioni di dollari che scorrono nelle mani di imprenditori super ricchi!

 

CONTINUA………

MOTOCICLISMO COL BOTTO.

Credo che tutti coloro i quali si sono avventurati per le strade a cavallo di un mezzo a motore a due ruote abbiano avuto la spiacevole esperienza di “assaggiare” l’asfalto.

Fortunatamente per i più la cosa si è risolta con danni ai mezzi, più o meno leggere escoriazioni, ematomi più o meno vasti.

Purtroppo non sempre si risolve così.

E’ ormai cronaca quotidiana, ma soprattutto cronaca di week end, quella che riporta di gravi se non gravissimi incidenti che vedono coinvolti motociclisti.

Nella stragrande maggioranza dei casi non li conosciamo ma a volte il “destino” colpisce anche persone a noi vicine.

Ho volutamente virgolettato la parola destino perchè in merito ho una mia personalissima opinione.

Io sono un fatalista, faccio un mestiere abbastanza pericoloso, ma sono convinto che in un foglio di calendario dell’anno X, del mese Y, del giorno Z c’è scritto il mio nome ed in quel momento ovunque io sarò, qualsiasi cosa io starò facendo la Nera Signora con la falce reciderà il filo della mia vita ed io non potrò nulla.

Questo per quanto riguarda l’atto finale della nostra vita: l’inevitabile capolinea.

In merito invece al cosiddetto “destino” che sarebbe responsabile di molte disgrazie che ci capitano e che ci lasciano il segno più o meno profondo ho una mia particolare convinzione.

Gli incidenti sul lavoro sono gran parte causati da errori umani, distrazioni, omissioni, gli aerei cascano al 98% per errore del pilota e per il restante 2% per cedimenti strutturali sempre imputabili a responsabilità umane, i subacquei hanno gravi incidenti per avere troppo osato o per non essere sufficientemente preparati al pari dei paracadutisti.

Chi guida un mezzo a motore a quattro e/o due ruote è soggetto agli stessi sbagli.

Tralasciando quello che può succedere in campo agonistico dove le spinte sono ben altre ed il desiderio di prevalere sugli avversari spinge ad andare oltre il limite, nel quotidiano troppo spesso andiamo oltre.

Voglia di scaricare tensione ed adrenalina, voglia di esibizionismo, ansia di dimostrare quanto si è bravi portano troppo spesso a sottovalutare se non adddirittura ad ignorare quelli che sono i  rischi e le incognite della strada.

La pista è il luogo, l’unico, dove tutte questi istinti possono essere scaricati con estrema sicurezza, non ci sono colonne da sorpassare, macchine che non ci vedono e ci vengono addosso, autisti ubriachi che passano lo stop senza nemmeno rallentare.

La strada NO!

La strada è ogni giorno che passa sempre più pericolosa, il numero delle vetture che circolano è in continuo aumento e di pari passo aumenta il numero degli autisti che hanno poca o nulla esperienza.

A mio avviso è preciso dovere dei motociclisti più anziani e/o di maggior carisma fare tutto il possibile affinchè le giovani leve che si affacciano al mondo delle due ruote non provino solo la voglia di competere in velocità o bravura sulla strada ma che vedano e prendano ad esempio persone che hanno dimostrato già suo tempo di essere “brave” ma che sanno andare per strada usando il cervello e non il solo acceleratore.

Esaltare le performances del mezzo è orgoglio del proprietario, esaltare le proprie capacita di guida è altrettanto normale e comprensibile, portare ad esempio i tempi fatti in pista è la strada giusta, esaltare chi guida come un pazzo magari in mezzo al traffico come fosse un superman è, a mio avviso, la cosa più stupida e pericolosa che si possa fare.

Quando ho iniziato ad andare sott’acqua ho fatto cose estreme mettendo a rischio la mia incolumità, da quando mi sono assunto la responsabilità di insegnare ad altri le ho sepolte tra i miei ricordi e se i giovani allievi mi chiedono se ho fatto qualcosa di “macho” rispondo sempre di no.

Per concludere, quando sento o leggo di motociclisti che cadono e si fanno veramente male senza perdere la vita faccio fatica ad imputare la cosa al DESTINO mi viene più facile pensare con amarezza che si potrebbe fare tutti qualcosa di più affinchè questa nostra passione ci portasse belle esperienze e che il “motociclismo col botto” piano piano sparisse per sempre.