DEDICATO AD UN AMICO

TI RICORDEREMO COSI' (2)TI RICORDEREMO COSI' (3)

Sei entrato nella vita ordinaria del nostro Gruppo e l’hai subito trasformata in qualcosa di fuori dell’ordinario.

Sempre allegro, scanzonato, pronto alla sana e sincera risata, ogni cosa per te era fonte di allegria, nulla, per serio che fosse, poteva nasconderti una piega dove si potesse comunque annidare un sorriso.

Lo sfottò era sempre a senso alternato, tu agli altri e gli altri a te ma sempre con un sincero sorriso sprizzante amicizia e voglia di vivere.

Già, amico Giosi, voglia di vivere…..hai fantasticato di “Giosilandia”, un mondo ideale dove tu eri il Principe e tutti noi ospiti sempre graditi del tuo regno fantastico, hai immerso la tua vita nel mondo fatto di amicizia e di allegria.

La vicinanza degli amici ti dava quello che volevi, un senso di affetto sempre ricambiato.

Te ne sei andato in silenzio.

Da solo.

Ci hai lasciato attoniti ed increduli.

La tua famiglia ti piange.

Noi siamo vicini alla tua famiglia e ti piangiamo con loro.

TI RICORDEREMO COSI' (1)

Vai, amico Giosi, che l’immersione nel cielo ti dia l’Eterna Felicità che meriti e da lassù guardaci e facci ancora sentire il calore del tuo sorriso!

LOS PINGUINOS!

PREPARATIVI.
La strada sarà lunga e probabilmente il tempo sarà inclemente.Le previsioni meteo a lungo termine (15 giorni), non sono mai molto attendibili ma nel caso lo fossero mi aspettano giornate di pioggia, freddo e neve.pinguinos_preparativi_003PINGUINOS PREPARATIVI 005PINGUINOS PREPARATIVI 001In solitaria le condizioni avverse si presentano in tutta la loro asperità, affrontarle in compagnia è psicologicamente meno impegnativo ma essere da soli significa essere padroni di se stessi e delle proprie azioni e, conseguenti o precedenti, decisioni.

Oltre 2.000 km mi attendono, tanta è la strada da casa a Valladolid, la situazione varierà con il variare del territorio, i Pirenei e l’Oceano Atlantico penso metteranno in campo i loro più rigidi climi ma la preparazione è stata accurata, l’attrezzatura è di prim’ordine ed assolutamente nuova: indumenti riscaldati Klan, stivali Dainese nuovi, di misura leggermente più grande del normale per consentire una miglior circolazione e coprenti fino a quasi sotto il ginocchio, gomme nuove e tassellate in grado di affrontare tratti di strada innevati.

Il tutto è stato provato e funziona egregiamente, soprattutto le gomme.

Memore di sfortunati accadimenti occorsi a causa di coperture non idonee a determinate performances ho provveduto ad un bel “collaudo” su percorso misto ( autostrada, strada normale ) con condizioni meteo avverse, ovverosia abbondantemente bagnate, il risultato è stato molto soddisfacente ma più d’ogni altra cosa mi ha dato la misura dei limiti miei e della moto, dove arriva la tecnologia deve arrivare anche il cervello ed i limiti ce li dobbiamo imporre non fare imporre.

Mancano i chiodi Best Grip ma sarà un acquisto dell’ultimo minuto, devo andare a Gandino (BG) per acquistarli e saranno l’asso nella manica nel caso le condizioni meteo dovessero tramutarsi da brutte in pessime, la neve potrebbe cadere ma potrebbe anche tramutarsi in ghiaccio, in questo caso un bel paio di gomme chiodate potrebbero essere un valido traghetto fino al più vicino, caldo ed ospitale hotel.

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Il resto è dotazione standard, non mancheranno la fidata tenda ed il sacco a pelo da montagna, nel dubbio meglio essere previdenti.

Timmy the Red mi ha fornito un opuscolo con l’ubicazione dei vari Hotel Etap ed una copia del suo libro da portare a Valladolid, i miei pinguini scalpitano e non vogliono più scendere dalla moto…..

Hasta pronto amigos!

 

06 GENNAIO: LA PARTENZA 

Apro la finestra ma alle 06,00 è ancora buio, non sento piovere ma mi pare di intravedere l’asfalto bagnato, nulla di strano se mi dovessi fare un bel viaggio sotto la pioggia.

Finalmente scendo e vedo che in effetti deve essere piovuto da poco, l’importante è che però abbia smesso.

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Carico a dovere il buon Varadero, imposto il navigatore e mi collego alla presa accendisigari con i cavi degli indumenti Klan, mi assale il timore che stia caricando troppo quel povero fusibile ma sentendo il dolce tepore che comincia a diffondersi mi passano i cattivi pensieri, 07,40: motori e si va, mi attendono un paio di migliaia di km ed onestamente l’incognita meteo mi rende un poco pensieroso, mi seccherebbe dovere dare forfait senza arrivare.

La strada è scorrevole, le gomme fanno il loro egregio dovere, spingo per capire se il peso extra mi provoca qualche sbandamento ma la moto va che è un piacere, come avesse le gomme normali, 140, 150, 160…stop più di così non serve e si rischia inutilmente.

Verso Cessalto vedo lampeggiare il led della presa accendisigari, ahi ahi ahi, infatti dopo poco si spegne definitivamente, mi fermo in area di servizio e constato che la mia idea era giusta: ho bruciato inesorabilmente il fusibile.

Rapido consulto con le mie cellule cerebrali, il tempo è variabile, potrebbe piovere o peggio da un momento all’altro, sono al freddo e senza navigatore ma qual è il problema??

Si procede all’antica: temperatura ambiente e cartina.

Nel sentire qualche brivido di freddo ed essendo conscio di tutto quel ben di Dio che ho addosso e che non posso utilizzare mi sembra di capire cosa prova un eunuco in un harem ben fornito!

La strada comunque vola sotto le ruote, al primo pit stop a Brescia l’addetto al distributore mi guarda come fossi un Visitor, si aspetta che da un momento all’altro tiri fuori la lingua biforcuta e me lo mangi, non si azzarda a fare commenti, la stazza, il colore del completo di  un terrificante nero incazzato e forse lo sguardo non proprio felice lo dissuadono dal proferire verbo.

Lo guardo, abbozzo un sorriso e gli dico “ Non tutti i matti stanno in manicomio”, a questo punto si rilassa ed annuisce con forza.

Spingo più che posso perché il freddo è pungente ed all’orizzonte mi pare di vedere il sole, così è, da Piacenza fino all’Appennino Ligure-Piemontese un bel sole riscalda non tanto il corpo quanto il cuore.

Un bel tratto freddo e di strada bagnata che induce alla prudenza e poi finalmente il Golfo di Genova!

Un sole splendente, un mare magnifico!

Dalla partenza fino a Savona non ho visto un solo motociclista ed infatti tutti gli occupanti delle vetture che superavo o mi superavano mi guardavano allibiti.

E’ ora di chiamare i Gatti Neri che stanno sicuramente goozzovigliando in quel di Aquileia, il President è pimpante ed il Ros mi dice che la mia tabella di marcia è perfetta, quella che è un po’ meno perfetta è la sua stima dei km, per raggiungere Narbonne secondo lui ci vogliono 790 km, io mi sono fermato in prossimità di Montpellier e ne ho fatto 947.….

Potrei fare una media più alta dei 100 che sto facendo ma i continui caselli francesi fanno perdere un sacco di tempo.

Incontro qualche biker ai pit stop, ogni gruppo fa strade diverse, mah….io penso di mantenere la mia rotta, comunque vedremo domani.

L’albergo è scelto a caso vista l’oscurità incombente e la temperatura che si sta abbassando, comunque non male, doccia bollente e cena in un ristorante a100 metri.

Qualità e prezzo soddisferebbero anche il President.

Per oggi basta, scaricate le foto, scritto il report.

07 GENNAIO: DALLA FRANCIA ALLA SPAGNAAprire la tenda della finestra e vedere buio pesto alle 06,30 ed un dito di brina sulle auto fa venir voglia di pensare ad altro, non certo a tirare fuori la moto dal garage e farsi una tirata di un migliaio di km, ma se i pazzi scatenati fossero tutti in terapia chi girerebbe d’inverno in moto?

Preparati i bagagli mi siedo per la colazione ed il televisore mi dice chiaramente che la strada che dovrò fare sarà deliziata da gelo, neve e magari anche un po’ di pioggia….sto meditando di variare l’itinerario ma poi penso che le decisioni prese sono quelle giuste, avrò pur pensato a questa evenienza quando ho pianificato il viaggio, altrimenti non avrei montato le gomme tassellate e non avrei i chiodi nel bauletto.

Ad ogni buon conto pare che il peggio arriverà nel pomeriggio quindi farò una bella corsa contro il tempo.

Albeggia tardi ma la luce del mattino si fa avanti alle 08,15 e forse anche qualche minuto dopo, la moto è sul cavalletto, bauletti montati, motore acceso, fa un freddino di tutto rispetto, penso parecchi gradi sottozero ma sui Pirenei penso sarà anche peggio.

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Per essere nuvolo è nuvolo ma appena lasciata Montpellier ed imboccate le prime salite ecco il primo scroscio, per fortuna è solo uno starnuto di San Pietro, ma questo avviso mi fa girare il polso sull’acceleratore, 160 fissi, se deve nevicare voglio essere il più vicino possibile alla meta!

Quando la temperatura è di parecchi gradi sotto lo zero viaggiare in moto ad oltre 150 all’ora fa percepire un tepore che consola, fortunatamente faccio un pit stop ogni 200 km e così ogni ora e mezza mi faccio una bevanda calda.

La strada è umida ma la moto sopporta bene la velocità, il carico si sente ma per il momento tutto funziona per il meglio, purtroppo anche qui hanno inventato l’autovelox e quindi bisogna stare con gli occhi aperti, la media è alta, circa 130 all’ora ma se inizia a piovere si abbasserà.

Ad un casello ritrovo due bikers che avevo incontrato ieri, ora sono in quattro, due chiacchiere veloci e poi via come un razzo, la neve è lì appesa e da un momento all’altro….

In un’altra stazione di servizio trovo ALTRI due bikers che sono fermi per una rottura ad una falsa maglia di un Dominator, hanno già mandato il terzo della compagnia a prendere il ricambio, due foto veloci ed interessanti e poi ripartenza lanciata.

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In prossimità della frontiera con la Spagna, a partire da 50 km  prima c’è una fila interminabile di autotreni, la gran parte con targa del Portogallo, la strada si fa stretta e gli scossoni dovuti allo spostamento d’aria consigliano una guida attenta e prudente.

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Arrivo al confine e si aprono i rubinetti, prima leggera poi sempre più forte, piove come speravo: bello forte, mi fermo ed indosso l’antipioggia anche se un po’ in ritardo, ma ora scende a secchi per cui …..

Pochi km ancora e mentre speravo di raggiungere nel tardo pomeriggio Burgos per essere poi a pochi km da Valladolid  ecco la neve, arriva improvvisa e violenta, non grandi fiocchi ma forte e tanta, la visiera si copre in continuazione, cerco di andare avanti ma poi una insegna con un bel letto mi fa pensare che ormai sono a 100 km da Burgos, non ha senso continuare a soffrire e rischiare, tra l’altro dove trovo un altro hotel a fianco dell’autostrada?

Freccia fuori e parcheggio davanti al ristorante, la pensione è a lato, apre una bella brasiliana sui 25, ben vestita e piena di freddo…..

La stanza c’è, il bagno è in comune ma che se ne frega, c’è pure il garage, meglio di così che si può volere.

Doccia calda e poi scarico le foto, un paio le mando a Diamante vuoi vedere che sa perché?

Pensierino della sera: vuoi vedere che ho fatto bene a montare le gomme tassellate?

08 GENNAIO: LA MARCIA VERSO LOS PINGUINOS(FALLITA!)

 

Prima di addormentarmi mi affaccio alla finestra e vedo la neve scendere come nei migliori film: tanta, grossa ed accompagnata da un vento impetuoso, neanche fossimo d’inverno sui Pirenei!

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Il pensiero di dover svernare qui non mi preoccupa, quello che mi fa rabbia è la possibilità che io non riesca a raggiungere Valladolid che ormai è ad uno sputo.

Alle 05,00 apro la tapparella: tutto bianco ma sembra non nevichi, ok alle 08,00 vedremo se il buon Flavio aveva ragione nel montarmi queste gomme, di certo con le stradali non avrei fatto grandi cose in questa situazione: Elefanten docet!

Come non detto, alle 07,00 scende che fa tenerezza a guardarla, aspettiamo che albeggi poi si vedrà.

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Negativo, credo proprio che la missione sia fallita, il tempo è infame, una continua bufera che limita la visibilità stando dietro ad un parabrezza, figuriamoci in moto!!!!

I prossimi giorni saranno anche peggio, va bene, fino a che la camera è disponibile….

Scendo al bar per una colazione spagnola, qui a Lapuebla sono pochi ma le ragazze sono tutte carine.

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Mentre sfogo la mia rabbia addentando un paio di panini con omelette, pancetta, formaggio e salsiccia e bevendo birra entrano avventori che quando sanno che sono in moto mi guardano come un povero demente e scuotono il capo, il commento più tenero è “Moto??????” e lo sguardo dice il resto.

Tutto questo mi fa andare su di giri, ho la responsabilità di essere italiano, ho le bandiere al vento e sto qui a guardare la neve che scende, non è possibile, quindi…..si montano i chiodi!

Avviso l’hotel a Valladolid che arriverò domani (scongiuri al massimo!!!)

Mi faccio aprire il garage e comincio a lavorare, un’oretta per chiodare l’anteriore ma il mio avvitatore soffre il freddo per cui devo fare a mano, poi arriva un baldo giovane che mi presta il suo ed allora la posteriore la chiodo in 20 minuti, nevica che è una bellezza ma senza mettermi la giacca salto a cavallo e vado a fare una corsetta di prova, piano, molto piano , mi fermo su una leggera salita e parto…molto bene, mordono che è una meraviglia, speriamo domani…se non ci sarà tormenta che impedisca di vedere ci provo, chi si astiene dalla lotta!!!!!!!!!!!!!!

Ora una bella doccetta, pomeriggio di relax, danze propiziatorie, cena e poi che il Dio dei pazzi mi conceda una mezza giornata di tregua, tanto mi serve per arrivare a Valladolid, per fare un 200 km ci vorranno un tre ore, ad ogni modo dita incrociate e via.

09 GENNAIO 

Ieri sera la TV spagnola ha dato notizie terrificanti riguardo la situazione sulle strade in tutta la Spagna, molte arterie importanti sono state chiuse e quella che da Burgos va a Valladolid è sommersa letteralmente dalla neve, centinaia di bikers diretti a Los Pinguinos sono bloccati più indietro di me ed il bello è che non si può nemmeno tornare a casa!

Mentre stavo cenando arrivava in continuazione gente uscita dall’autostrada impraticabile che cercava riparo per la notte, Dio ti ringrazio per non avermi messo nelle condizioni di partire, a quest’ora chissà dove e come sarei.

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Come previsto, la neve è aumentata, la leggera salita della rampa che porta all’autostrada rappresenta un ostacolo insormontabile per le auto, vedo gente che spinge disperatamente ma il fondo è ghiacciato e nessuno è passato ancora per cercare di pulire.

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Qui la vita non inizia prima delle 11,00 perché siamo in Spagna, perché fa giorno verso le 08,30 e perché va bene così.

Il bar apre alle 09,30 e le colazioni iniziano verso le 10,00 e sono sempre abbondanti: tortillas con omelette come antipasto….. arriva la Polizia Stradale, non mi sghignazzano in faccia quando gli dico che ho la moto pronta a partire, ma se non lo fanno è solo perché con le varie scritte Vagabondo e Gatti Neri mi avranno scambiato per un biker poco raccomandabile, e forse magari hanno anche ragione, incazzato come sono …..

Ad ogni modo facciamo amicizia, alla faccia della colazioncina, io credevo di aver esagerato ma in confronto a quello che mangiano e bevono loro io sono a dieta stretta, un paio di mega tortillas a testa con dentro di tutto e di più, due bicchieroni di vino tinto, e due carachillos che dovrebbero tenerli svegli per un turno di servizio nella neve di due giorni!!

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Io sono ansioso di capire di persona e quindi ordino un carachillo anch’io, è una specie di punch con caffè che se lo bevi prima di una gara e poi ti fanno l’antidoping ti cacciano a vita!

Nel frattempo il cielo si rifà nero nero ed inizia l’inevitabile nevicata, poi da nero diventa grigio e la nevicata si trasforma in bufera, se va avanti di questo passo chiedo la residenza a Puebla de Arganzon, pensione Pili e chiedo lavoro al RestBit, il ristorante che quotidianamente provvede al mio sostentamento con pasti frugali del tipo: ensalada illustrada, racion de pan, chuletòn a la brasa (600 gr.), vino de ano, veterano…

Poi solito stop dalla mia (ormai) amica brasilera per la solita strisciata di tarjeta de credito, 35 eurini che garantiscono a me ed alla fidata cavalcatura riparo dalle intemperie ed un letto caldo.

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Sto studiando la situazione meteo a cadenza oraria, la parte peggiore della perturbazione si sposta verso Valladolid, tant’è che il poliziotto mi ha detto “ Visto che sei arrivato fino qui perché non vai a Valladolid? Se sei fortunato, se le strade non sono chiuse, se non cadi, in non meno di dodici ore sei là” …………azzzz…io in dodici ore di solito ci faccio più di mille km ed ora forse ne farei meno di 200, capita l’antifona? Sono arrivato fino qui per farmi sfottere dalla stradale, ma abbiamo fatto amicizia quindi gli è permesso.

Comunque domani dovrebbe peggiorare ulteriormente verso Valladolid e migliorare verso San Sebastiàn e la frontiera francese, per cui forse tenterò la manovra di rientro, dovrei trovare nevischio e pioggia ma con le gomme chiodate posso rischiare, quello che è sicuro che  terrò i chiodi fino a quando entro nel garage di casa!

Chiederò ufficialmente la toppa dei Pinguinos, e se non me la danno l’anno prossimo ci riprovo, partirò due giorni prima ma arriverò a Valladolid, porterò le bandiere Italiana e dei Gatti Neri davanti al Municipio!

Nel frattempo sventolano comunque fiere ed orgogliose nella distesa innevata di questi Pirenei!

 

10 GENNAIO

 

Innanzi tutto grazie al mio Angelo custode che mi è stato seduto dietro da Puebla a Lunel senza mai lamentarsi del freddo.

In secondo luogo Dio benedica i chiodi della Bestgrip.

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Alle 05.00 sono sveglio ma non ho il  coraggio di guardare fuori, comunque penso a quei quattro colleghi bikers francesi, bloccati come me da due giorni, che stavano nell’hotel a 50 metri da me e non ci siamo mai visti, proprio belle condizioni meteo….comunque hanno moto stradali e per loro comunque la vedo dura anche se l’autostrada a detta della Stradale è perfettamente “limpia”.

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Finalmente alle 08,15 albeggia, il responso è meraviglioso: non solo non nevica ma c’è un cielo stupendamente terso!

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I bagagli sono pronti ma devo aspettare un po’, qui se li svegli prima delle otto ti sparano, approfitto per fare una ricognizione dell’asfalto, meno 9 la temperatura e la strada è un bel lastrone di ghiaccio…in cuor mio penso ai chiodi che ho messo e spero che sia arrosto e non fumo, ho provato il Varadero con i chiodi ma ora ci devo caricare un bel po’ di peso in più,speriamo in bene.

09,00 prima innestata e partenza, prudentemente piedi a terra , la salita si fa minacciosa ma ancora peggio la discesa, è talmente lucido che ci si potrebbe radere, il mio orgoglio aumenta, i chiodi tengono eccome se tengono, va bene che vado piano ma sento che mordono il ghiaccio e la moto non fa una piega, poi “solo” 5 km e poi l’autopista limpia.

Probabilmente l’agente della stradale ha una vaga idea di cosa significhi “limpia”…appena imbocco la corsia di marcia mi si arrizzano i capelli, corsia di emergenza completamente ricoperta da un bello spessore di ghiaccio come quella di sorpasso, quella di marcia lascia intravedere due piccoli e discontinui sentierini che spesso spariscono sotto uno strato di ghiaccio.

Ormai siamo in ballo, indietro non si torna, è il momento di vedere quanto valgano in termini di grip i pneumatici tassellati e chiodati, non provo nemmeno a tastare il freno ma aumento la velocità molto gradatamente, 40, 50, 60…..ragazzi come essere inchiodati sul ghiaccio, mi bacerei la fronte da solo!

Arrivo all’altezza di Vitoria, il posto più colpito di questa zona dalla perturbazione, meno 15, la condensa dell’alito si ghiaccia immediatamente all’interno della visiera quindi su e via, gli occhi devono stare ben piantati sul ghiaccio per vedere eventuali cunette, anche se sto acquisendo fiducia e quindi sono un po’ meno teso, ghiacciati entrambi gli specchietti per non parlare del cupolino, penso che se dovessi dargli un colpetto finirebbe in frantumi.

Macchine fuori strada a lato della carreggiata, in un’area di servizio molte decine di autotreni bloccati ed auto della stradale che li tengono fermi, quando passo mi guardano in un modo….

Il tutto per una sessantina di km per circa un’ora e dieci, poi salendo verso casa di Antonio comincia a scendere qualche po’ di nevischio ma è solo quello trasportato dal vento dalle montagne vicine.

Poi inizia la pioggia, grande sollievo!

L’andatura si attesta sui 100 – 110, non mi fido più di tanto, i chiodi si sono comportati egregiamente sul ghiaccio ma non voglio sperimentare perdite di aderenza ora che il peggio dovrebbe essere passato.

Bene ho fatto a dire dovrebbe, avvicinandomi a Tolosa vedo sempre più numerose le macchine cariche di neve, entro in un’area di servizio ed il piazzale è completamente ghiacciato…Bestgrip se fossi una bella donna ti bacerei!

Comunque i km aumentano, il freddo pure ma l’obiettivo ora è di fare gli stessi km dell’andata e di andare a dormire nello stesso albergo a Lunel dopo Montpellier, e quindi si va avanti, il conta km segna sempre più spesso 130… dopo dieci ore di viaggio finalmente arrivo, ci ho messo due ore in più dell’andata, non male in considerazione dei vari handicap.

Doccia chilometrica, cena da monsieur con Pastis e Cognac, poi report.

A domani ed a Dio piacendo prima delle diciotto a casa!

11 GENNAIO: IL RIENTRO

Come al solito non serve la sveglia, alle 05,00 gli occhi si aprono ma è buio pesto ed il freddo al di fuori lo si può avvertire solo guardando il cortile coperto di neve e ghiaccio.

La colazione è fissata per le 07,30 ma per quell’ora i bagagli sono fatti, la moto è fuori dal garage con il motore caldo e pronta all’ultimo balzo.

Vestizione definitiva e si parte, sono le 08,00 in punto.

Il traffico è pesante ed è ancora buio, occhi sui retrovisori ed andatura allegra compatibilmente con le gomme fredde ed i chiodi che mordono l’asfalto.

Tutto attorno neve e ghiaccio, certo che questo inverno aspettava proprio me per scatenarsi…la strada comunque scorre veloce, dopo Nimes una piccola distrazione mi costa un rientro ed una perdita di una trentina di km, poco male, si aumenta l’andatura, voglio proprio vedere come rispondono i chiodi ad una sollecitazione maggiore, mi impongo di non scendere sotto i 130 e di non andare oltre i 140, tutto bene anche se evito di piegare e rallento nelle curve impegnative.

Il freddo è intenso ma i km si accumulano e questo è importante.

Finalmente vedo il mare e di conseguenza la temperatura si fa piacevole, da sottozero siamo a più dodici, decisamente piacevole, anche il cielo è terso ed un bel sole scalda tutto attorno, me compreso.

Alla barriera di Cannes mi fermo, come al solito per riporre la carta di credito usata per pagare il pedaggio, mi si affiancano due colleghi bikers su due GS 1200 e mi chiedono se sono riuscito ad arrivare a Valladolid, alla mia risposta negativa hanno come un sospiro di sollievo, anche loro fanno parte di quella schiera di motociclisti che sono stati fermati molto prima di me in termini di km, anche loro hanno aspettato invano di poter riprendere la strada ma hanno dovuto rinunciare.

Finalmente in Italia!

Imbocco l’autostrada che da Ventimiglia mi porterà a Genova e poi su verso Ovada, Tortona, Piacenza, Brescia, Venezia, PRECENICCO.

Le gallerie sono tante ed i viadotti subito al di fuori possono essere insidiosi per le improvvise raffiche di vento, come al solito occhio alle punte degli alberi ed al fumo che esce da qualche camino.

Le curve molto impegnative mi fanno stare molto attento, il peso si fa sentire e non vorrei chiudere in malo modo, sull’Appennino ha nevicato e fa freddo ma in confronto ai meno 15 di ieri sembra di stare in primavera.

Arrivato a Tortona, complice la strada rettilinea, decido di sfruttare al massimo le potenzialità delle gomme corazzate, 150 fisso, voglio arrivare a casa prima delle 18,00!

Allo svincolo per Venezia all’altezza di Brescia mi fermo per l’ultimo rifornimento ad una stazione di servizio Tamoil, le addette sono tutte femmine ed anche discretamente carine, imbacuccate come sono per il freddo non si possono apprezzare in pieno….una in particolare è colpita dal mio “insieme”, mi chiede informazioni, è piacevolmente sorpresa e quando le dico che sto tornando dalla Spagna ha uno sguardo di ammirazione e nello stesso tempo d’invidia, ah …se avessi più tempo….

Riprendo la corsa, il traffico si fa intenso, una leggera foschia scende e dispensa umidità tutto attorno, solo questo ci mancava.

Non faccio il passante, è troppo lungo, a quest’ora Mestre non è intasata e faccio prima.

17,40 sono in officina a Palazzolo, scarico la fidata cavalcatura mentre aspetto la consorte che venga a recuperarmi, domattina dovrò darmi da fare con idropulitrice ed una buona dose di olio di gomito, poi un sacrosanto supertagliando e le gomme normali.

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PINGU 10 RIENTR

L’avventura è finita, tutto bene, la prossima sarà ancora più tosta.

CONSIDERAZIONI FINALI

 

Una meditazione a fine avventura si impone.

Innanzi tutto una premessa è indispensabile: io sono un amante non della moto ma del viaggiare in moto.

Trovo la massima soddisfazione quando a cavallo del mio mezzo macino km e km, mi guardo attorno, mi sento libero e soprattutto mi sento appagato da quello che sto facendo.

Per me non esiste una stagione della moto, non esiste spirito di emulazione verso quel motociclista o quell’altro, esisto solo io ed il piacere che provo nel fare quello che sto facendo, non devo misurarmi con nessuno, non devo dare dimostrazioni a nessuno, rispetto tutti i motociclisti, educati e civili naturalmente, qualsiasi mezzo abbiano e qualsiasi modo di pensare sia loro proprio.

Premesso quanto sopra esaminiamo lo svolgimento di questa avventura.

Porsi delle mete è prerogativa di ogni essere umano ma le mete non sono tutte allo stesso modo importanti.

Ci sono mete per le quali uomini hanno sacrificato la vita e sono quelle che si fissano per altissimi ideali e per le quali si è disposti anche all’estremo sacrificio, la storia è piena di gigantesche figure che in nome di un ideale hanno subito il sacrificio per raggiungere la meta prefissata.

Poi ci sono le mete comuni proprie dei nostri tempi e di quasi tutti noi: la carriera, lo stipendio, la casa, il matrimonio, I figli, queste sono quelle che ci costringono molto spesso a sacrifici notevoli e volontari ma che ci danno molto spesso soddisfazioni che ci consentono di continuare sulla nostra strada.

Per ultime, ma non meno importanti, le mete che io definisco “voluttuarie”, quelle cioè che a noi sembrano importanti ma che di fatto sono superficiali e sicuramente non indispensabili.

I beni frutto della tecnologia quali tv a cristalli liquidi, telefonini dell’ultima generazione, biciclette, moto, camper, auto non indispensabili ma frutto di voglie e capricci, viaggi, donne, gioco….potrei continuare all’infinito.

Ognuno di noi ha, fortunatamente, desideri di questo genere che si trasformano in mete da raggiungere ma che a volte sfuggono di mano e diventano non mete ma ossessioni.

La mia meta voluttuaria era andare in moto, da solo, d’inverno, in Spagna in occasione di un noto raduno nella città di Valladolid.

Il piacere non risiede nel raggiungere la località ma nel raggiungere “la meta”, il viaggio è la meta, la località è un’altra cosa.

Il piacere è molteplice, la programmazione, lo studio degli itinerari, l’approntamento del mezzo, la ricerca di tutti quegli strumenti che possano consentire di viaggiare senza inconvenienti.

L’appagamento è il rientro con il proprio io pienamente soddisfatto, l’orgoglio di aver compiuto “l’impresa”!

E tale non sarebbe se non si fossero incontrate e superate difficoltà, nessun ricordo duraturo di un viaggio comodo e tranquillo, piano piano si affievolisce per sparire per sempre.

Chi attraversava l’Oceano in piroscafo agli inizi del ventesimo secolo per recarsi negli Stati Uniti probabilmente conservava il ricordo di una piacevole traversata per qualche mese, forse per qualche anno, I superstiti del Titanic lo hanno sicuramente conservato indelebilmente fino alla fine dei loro giorni.

Ecco perchè un viaggio deve presentare qualche difficoltà per essere ricordato, a maggior ragione se il viaggio è in moto, in solitaria e nel periodo meno propizio per effettuarlo, con condizioni meteo che è facile presagire non saranno ideali.

Certamente capitare in una perturbazione che ha messo in ginocchio l’Europa e non solo, impedendo di fatto le principali comunicazioni stradali, ferroviarie, marittime ed aeree è chiedere troppo ma a me è capitato, non dimenticherò il raduno de Los Pinguinos 2010, in termini di km me ne mancano circa 200 alla meta geografica ma io la mia meta l’ho raggiunta e ne sono orgoglioso.

 

PER GLI AMANTI DEI NUMERI E DELLE STATISTICHE

 

Partito il 06 mattina alle 08,30

Arrivato a Lunel (vicino Montpellier) nel tardo pomeriggio, km percorsi 947

Partito da Lunel il 07 mattina alle 08,30, fermato per tormenta di neve a Puebla de Arganzon (circa 180 km da Valladolid) nel pomeriggio, km percorsi 719

Ripartito da Puebla il 10 mattina alle ore 09,00 arrivato a Lunel nel tardo pomeriggio, km percorsi 742

Ripartito da Lunel l’11 mattina alle 08,00 arrivato a casa alle ore 17,40, km percorsi 982

 

TOTALE KM PERCORSI: 3.390

 

Speso per pernotti e garage: 332,00 (compresi 113 di mancata presentazione all’Hotel Topacio in Valladolid)

Speso per carburante: 230,00

Speso per cibo: 140,00

Speso per autostrada: 214,00

Pneumatici tassellati: 210,00

Chiodi: 60,00 (installati 210 e recuperati 173 di cui il 5% inutilizzabile)

Varie: 50,00

 

TOTALE SPESE: 904,00

 

Al rientro ricovero della moto in officina per manutenzione, cambio catena, corona e pignone (ma per normale usura da percorrenza di 34.000 km).

 

 

LA SUBACQUEA IN SICUREZZA.

Quasi tutti abbiamo iniziato ad andare in bicicletta da piccoli, la mano amorosa di un genitore o di un nonno ci ha sorretto nei primi goffi tentativi, ci ha evitato rovinose cadute, ha creato la fiducia in noi stessi così da consentirci di lanciarci nel mondo delle due ruote senza le iniziali paure.
Col passare degli anni siamo diventati degli utilizzatori del mezzo e siamo in grado di percorrere la strada normale senza paure od incidenti.
Il comune senso della prudenza ci aiuta ad evitare spiacevoli inconveniennti che possono causare anche gravi conseguenze, le nozioni apprese sono il bagaglio indispensabile, la prudenza il salvacondotto.
La subacquea non è più rischiosa del ciclismo, l’apprendimento di poche regole fondamentali, la prudenza, l’attrezzatura in ordine come i freni della bicicletta, ma soprattutto una seria preparazione di base che, come la mano che ci sorreggeva da bimbi ai prim goffi tentativi su due ruote, ci conduca passo passo verso una sicura pratica di immersione, sono requisiti indispensabili per formare un subacqueo conscio di quello che sta facendo, dei propri limiti e dei rischi da evitare.
Negli ultimi anni abbiamo constatato il nascere e moltiplicarsi di Didattiche specializzate nell’insegnamento delle varie attività subacquee, tutte valide e tutte dispensatrici di regole e nozioni serie e inconfutabili.
La scelta tra l’una e l’altra è dettata il più delle volte dall’effetto trascinamento, l’amico ha conseguito il brevetto con una Didattica e di conseguenza “trascina” nella stessa direzione.
Credo che nessuno possa esprimere giudizi di merito sulla validità di un insegnamento piuttosto che un altro, naturalmente in merito al bagaglio di nozioni che dovrebbero essere fornite agli allievi.
Il distinguo può e dovrebbe essere d’obbligo invece nei confronti degli Istruttori, in questo caso molto spesso si nota la differenza sia in termini di preparazione finale degli allievi sia in termini di capacità.
L’iter formativo non lascerebbe spazio a personalismi esasperati, le lezioni teoriche devono dare una base conoscitiva delle principali problematiche e dei metodi, le lezioni pratiche devono formare il neo subacqueo al punto di potergli garantire la tranquillità nell’affrontare da solo, una volta reciso il cordone ombelicale dell’istruttore, l’immersione con il proprio compagno.
Purtroppo sempre più spesso si sentono subacquei riferire di tempi di corso risibili ed inammissibili, di costi irrisori e per contro di acquisti di attrezzature a volte eccessivamente costose o sovradimensionate rispetto alle esigenze di un subacqueo di primo livello.
La responsabilità dell’Istruttore in questo caso è enorme, tutti noi ricordiamo quella figura che ci ha accompagnato la prima volta sott’acqua, avevamo in lui una fiducia smisurata, uno spirito di emulazione senza limiti.
Il minimo particolare nella sua vestizione veniva spiato, rubato con gli occhi ed alla prima occasione copiato, il coltello posizionato in una certa maniera, lo snorkel fissato in modo diverso dal “solito”, quei moschettoni così intriganti perchè conferivano un’aria da macho rotto a tutte le esperienze di esploratore e così via dicendo.
I nostri risparmi, molto spesso di nascosto dalla moglie, venivano gelosamente accantonati per l’acquisto di quell’oggetto che era indispensabile solo perchè lo aveva “LUI”, il nostro Dio nonché Istruttore.
Molti poi abbandonano, altri restano e percorrono altre vie, pochi diventano operatori subacquei professionisti, i restanti scelgono strade diverse: foto, speleo, archeo, esplorazioni, multimiscele….
Resta un problema, troppo spesso qualcuno si fa male e quando questo accade si scopre che è mancata la mano amorevole, che si è stati spinti sulle due ruote da soli troppo presto, è mancata la necessaria preparazione, è mancato il tempo fisiologico per affrontare senza traumi e pericoli il taglio del cordone ombelicale.